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Partite Iva, a rischio l’estensione della flat tax fino a 100mila euro

Se il compito del Governo sarà anche quello di ridare equità a un sistema di tassazione dei redditi sempre più caratterizzato da imposte sostitutive e regimi speciali, il rischio di un colpo di spugna sulla fase 2 della flat tax per le partite Iva prevista dalla manovra gialloverde dello scorso anno con debutto dal 1° gennaio potrebbe diventare realtà e non solo un timore per chi è pronto a cogliere i vantaggi della tassazione fissa al 20% per la parte di ricavi o compensi tra 65mila e 100mila euro.

Sotto la lente dei tecnici e del Governo alle prese con una manovra da oltre 35 miliardi passerà dunque anche il nuovo regime. Un regime agevolato che se cancellato, magari sotto la voce “rimodulazione selettiva” delle tax expenditures o di una più incisiva lotta all’evasione, potrebbe rimettere in gioco nell’arco del prossimo triennio complessivamente oltre 2,1 miliardi.

Scorrendo la relazione tecnica della legge di bilancio dello scorso anno, infatti, emerge che l’applicazione dell’imposta sostitutiva del 20% di Irpef e dell’Irap sul reddito analitico per le partite Iva con ricavi o compensi compresi tra 65.001 e 100mila euro, prevede una perdita di gettito nel 2020 di 109 milioni che diventano 1,131 miliardi nel 2021 e altri 857 milioni dal 2022.

Saranno eventualmente necessari 109 milioni per il 2020 che diventano 1,131 miliardi nel 2021 e altri 857 milioni dal 2022

Un piccolo tesoretto che il nuovo Governo potrebbe riutilizzare tra le misure che ritiene più strategiche come il green new deal o gli asili nido, o come chiedono le imprese per sostenere la crescita con la reintroduzione della Ace.

Bisognerà, quindi, attendere i prossimi giorni con la manovra di bilancio e il decreto fiscale collegato per una conferma da via XX Settembre che la flat tax del 20% diventerà pienamente operativa dal prossimo 1° gennaio, Bruxelles permettendo. Intanto professionisti e imprese restano alla finestra per programmare il loro futuro fiscale nel 2020.

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