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Pensioni, boom di anticipi nel 2019 a 62 anni. Solo uno su cinque ha lasciato il lavoro a 67 anni

effetto quota 100

Nel primo anno di sperimentazione di Quota 100 i pensionamenti anticipati sono cresciuti del 32,8%, mentre quelli con l’età di vecchiaia sono crollati del 29%

di Davide Colombo

30 gennaio 2020


L’insegna Inps (Ansa)

2′ di lettura

Nel primo anno di sperimentazione di Quota 100 i pensionamenti anticipati sono cresciuti del 32,8%, mentre quelli con l’età di vecchiaia sono crollati del 29%. In particolare sono stati solo 33.123 i dipendenti che nel 2019 hanno lasciato il lavoro a 67 anni mentre 126.107 sono andati in pensione anticipata. E’ quanto emerge dal monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento secondo il quale tra le pensioni liquidate ai lavoratori dipendenti nell’anno il 20,8% ha riguardato le pensione di vecchiaia e il 79,2% quelle legate all’anzianità contributiva. In pratica quattro su cinque dei nuovi pensionati dipendenti sono usciti con un’età inferiore a quella di vecchiaia grazie all’introduzione della cosiddetta Quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi) e al mantenimento dei requisiti per l’anticipata basata solo sui contributi (42 anni e 10 mesi per gli uomini) oltre alla finestra di tre mesi.

L’età media non arriva a 63 anni
L’età media alla decorrenza della pensione è stato di 62 anni e 4 mesi per gli anticipi (contro i 61 anni e un mese del 2018), un dato in linea con le tendenze degli ultimi anni e che conferma come la stragrande maggioranza dei pensionamenti avviene a un’età molto inferiore al limite legale di vecchiaia di 67 anni, preso come riferimento nel dibattito politico come causa fondamentale per giustificare, anche dopo Quota 100, forme di pensionamento agevolato.

Assegni più leggeri
Il dato rilevato al 2 gennaio 2020 è provvisorio dato che non considera le pensioni ancora in giacenza che hanno comunque decorrenza nel 2019. Nell’anno sono state liquidate, oltre alle pensioni di vecchiaia e quelle anticipate, 41.644 pensioni di invalidità (in calo del 18,14% sul 2018) e 175.577 pensioni ai superstiti (-8,02%). Per la vecchiaia l’importo medio è di 685 euro al mese (ma sale a 1.113 tra i lavoratori dipendenti), per le anticipata è di 1.873 euro (2.101 per i dipendenti). Per le invalidità l’importo medio è di 718 euro mentre è di 689 euro per i superstiti. L’importo medio totale tra tutte le gestioni e i diversi tipi di pensione è di 1.126 euro. Cala l’assegno medio delle anticipate (da 1.995 del 2018 a 1.873), altro probabile effetto di Quota 100, visto che un’uscita con 62 anni e 38 di contributi minimi ha un effetto di riduzione dell’assegno netto.

Cinque mesi in più per la vecchiaia
Per la vecchiaia il calo delle pensioni è legato anche all’aumento di cinque mesi scattato nel 2019 legato all’aspettativa di vita (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni). Per i coltivatori diretti le liquidazioni complessive di pensione sono state 31.689 mentre per gli artigiani sono state 75.891. Per i commercianti le pensioni liquidate sono state 64.991 con le anzianità (27.677) che sono quasi il doppio della vecchiaia mentre per i parasubordinati sono state 26.926, per la stragrande maggioranza vecchiaia dato che hanno cominciato a contribuire solo nel 1996. Gli assegni sociali sono stati 37.303, in aumento rispetto al 2018 quando aumentò l’età minima per ottenerlo.

NUMERO DI PENSIONI LIQUIDATE PER CATEGORIA

Anno di decorrenza e sesso al 02 gennaio 2020

Per approfondire
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Fonte

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