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Pensioni, in Italia la spesa più alta. Ocse: aumentare l’età effettiva di ritiro

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La fotografia scattata dall’Ocse al sistema pensionistico italiano è riferita ai dati sul 2018, quindi prima dell’introduzione di “Quota 100”,

di Davide Colombo

27 novembre 2019


Pensioni: con la manovra proroga per Opzione donna e Ape sociale

3′ di lettura

L’Italia, con una spesa previdenziale al 16,2% del Pil, resta sul podio di questa classifica nei paesi occidentali e nonostante vanti l’età legale di ritiro tra le più elevate (67 anni) quella effettiva è attorno ai 62 anni, due anni al di sotto della media Ocse. È quanto rivela il nuovo Rapporto sulle pensioni dell’organizzazione parigina “Pensions at a Glance 2019”. La fotografia scattata dall’Ocse al sistema pensionistico italiano è riferita ai dati sul 2018, quindi prima dell’introduzione di “Quota 100”, l’ultima contrastatissima forma di flessibilità cui è stato associato anche un blocco dell’aumento automatico dei requisiti per i pensionamenti anticipati alla speranza di vita.

Aumentare l’età di pensionamento effettivo
Secondo l’Ocse «l’aumento dell’età effettiva di pensionamento dovrebbe essere una priorità», vanno limitati «gli indebiti sussidi al pre-pensionamento e va opportunamente applicato il legame con l’attesa di vita». L’Ocse, del resto, in più occasioni si è mostrata contraria a “Quota 100”, che – come ha indicato anche nell’Economic Outlook la scorsa settimana – andrebbe abrogata.

Sostenibilità a rischio
«La sfida per l’Italia è mantenere adeguati benefici per gli anziani limitando la pressione nel breve, medio e lungo termine», evidenzia ora il rapporto ‘Pensions at a Glance’ che passa in rassegna i sistemi pensionistici dei 36 Paesi industrializzati e del G20. La Penisola è additata assieme a Olanda, Repubblica Slovacca e Spagna tra i Paesi che negli ultimi due anni «hanno fatto marcia indietro» rispetto alle precedenti riforme. Una marcia indietro che potrebbe mettere a rischio la stabilità macroeconomica, ammonisce lo studio, annotando che la politica previdenziale rischia sempre di essere uno strumento per un guadagno politico di breve termine.

Quota 100 va abolita
Quota 100, rileva l’Ocse, si è aggiunta alle misure introdotte nel 2017, tra cui l’Ape social e finanziaria e opzione donna, che rendono possibile la pensione in anticipo. Andando ai numeri del rapporto, l’Italia con un’età anagrafica regolamentare di pensionamento di 67 anni è assieme ad Norvegia, Israele e Islanda al primo posto per questo requisito. Per un giovane che ha iniziato a lavorare nel 2018, in base alla legge Fornero che prevede l’aggancio all’attesa di vita (ora congelato fino al 2026 per gli anticipi), il traguardo della pensione si sposta ancora più avanti, a 71 anni, che è l’età più elevata – in compagnia di Olanda ed Estonia – dopo quella della Danimarca che alzerà l’asticella della pensione a 74 anni. La media Ocse attualmente è di 64,2 anni, destinata a salire a 66,1, quindi in entrambi i casi sotto la media italiana. I pensionati più ‘giovani’ al momento sono in Turchia (51 anni) e Arabia Saudita (47anni).

In pensione a 62 anni, due in meno della media Ocse
L’età media effettiva di uscita dal mondo del lavoro in Italia risulta, però, di 62 anni, con una differenza marcata tra uomini (63,3 anni) e donne (61,5 anni), mentre la media Ocse è di 65,4 anni per gli uomini e di 63,7 anni per le donne. Il dato Ocse sale anche perché in vari Paesi l’età di pensionamento effettivo è superiore a quella regolamentare. In Corea, ad esempio, si resta al lavoro in media fino a 72 anni abbondanti, 11 in più rispetto ai 61 anni che danno diritto alla pensione. Anche in Messico, Giappone e Cile l’età effettiva di pensionamento è oltre i 70 anni, in media 5 in più rispetto all’età legale e pure in Turchia, rispetto all’età regolamentare “baby”, si va in pensione di fatto a 66 anni.

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