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“Per un’Italia sostenibile”: il rapporto della Fondazione Mattei su 101 comuni italiani

Secondo il rapporto, sono buoni i risultati sulla povertà (con il solito divario Nord-Sud), ma non si tiene conto che molte persone, soprattutto al Nord e soprattutto anziane, si vergognano di dichiararla

82 comuni su 101 sarebbero “a povertà zero”: i criteri di rapporti come questo, sia pure articolati e documentati, restano piuttosto astratti e non tengono conto di realtà nascoste. Esattamente come i rapporti economici, che non possono tener conto del lavoro nero (se non con approssimazione), il quale rappresenta l’unico mezzo di sostentamento per milioni di italiani. La sostenibilità, comunque, è il futuro, ma non dev’essere intesa solo come sostenibilità ambientale: ci sono anche la sostenibilità sociale ed economica. Quest’ultima deve consentire a chi produce di conseguire un reddito: una tavola rotonda su questo tema, moderata da Edoardo Raspelli, si terrà sabato prossimo 15 novembre alla Fiera agricola internazionale di Santa Lucia di Piave (Treviso), una delle più importanti d’Italia e forse la più antica al mondo, dedicata quest’anno proprio alla innovazione sostenibile in agricoltura.

 

Buoni risultati in materia di povertà, di clima, di acqua pulita e igiene, di salute e benessere. Criticità invece per energie rinnovabili, industria, innovazione e infrastrutture mentre si potrebbe fare di più nell’istruzione, lavoro e crescita economica, riduzione delle diseguaglianze e sostenibilità delle città. Questi i risultati del rapporto della Fondazione Eni Enrico Mattei ‘Per un’Italia sostenibile: l’Sdsn Italia Sdgs Index’, che analizza la situazione di 101 comuni italiani in materia di sviluppo sostenibile.

 

L’Sdsn (Sustainable Development Solutions Network) Italia SDGs (Sustainable Development Goals) City Index infatti evidenzia i punti di forza e di debolezza dei capoluoghi italiani affinché la ricerca, il settore pubblico, le istituzioni, il settore privato e la società possano fare un percorso verso il raggiungimento di una piena sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Punto di riferimento è l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu. Ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in un grande programma d’azione per un totale di 169 target, guidando il mondo su una precisa strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni.

 

A livello generale, rispetto agli altri paesi Onu, l’Italia risulta al 29esimo posto e nonostante non abbia ancora raggiunto alcuno dei 17 obiettivi è sulla buona strada. Il nostro Paese deve solo superare alcuni ostacoli considerevoli in quattro obiettivi: Industria, innovazione e infrastrutture, sviluppo di modelli sostenibili di produzione e consumo, preservazione e utilizzo sostenibile dei mari e delle sue risorse.
   Andando nel dettaglio del livello di raggiungimento degli obiettivi, il rapporto evidenzia che il risultato migliore è quello relativo alla povertà zero, con 82 comuni che hanno raggiunto il miglior risultato – semaforo verde – e una sola città con il semaforo rosso. Tuttavia, da uno degli indicatori alla base del Goal 1, “numero di dichiarazioni tra 0 e diecimila euro sul numero totale di dichiarazioni”, emerge una maggiore disuguaglianza geografica, con alcuni capoluoghi del sud Italia che presentano i valori più alti di sofferenza economica, fino al 45%. Subito dopo troviamo l’obiettivo 13 (Agire per il clima), il 6 (Acqua pulita e igiene) e il 3 (Salute e benessere), con 95 città nell’intervallo identificato con il semaforo giallo e 8 posizionate nel peggiore degli intervalli. Criticità nell’incentivare l’uso delle energie rinnovabili (obiettivo 7), con ben 69 realtà che ottengono il semaforo rosso, e solo 4 con semaforo verde. Analoga situazione per Industria, innovazione e infrastrutture (9) dove solo 9 città hanno raggiunto il miglior risultato, mentre la maggior parte dei comuni si trova nella fascia arancione, e ben 25 in quella rossa (raggiungimento della sostenibilità sotto il 20%).

 

Il risultato è negativo, sul goal 4 (Istruzione di qualità) e 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), nessuna città compare nell’intervallo migliore, con la maggior parte di esse distribuite tra la fascia gialla e quella arancione: un problema strutturale della nostra economia, che si riflette anche negli investimenti nel comparto scolastico.

 

Tale risultato non sorprende, essendo i due goal molto connessi tra loro. Per quanto riguarda gli SDGs 10 (Ridurre le diseguaglianze) e 11 (Città e comunità sostenibili), ancora una volta la maggior parte dei comuni risulta distribuita tra la fascia gialla e quella arancione. Solo quattro le città che si avvicinano invece al pieno raggiungimento del Goal 5 “Uguaglianza di genere”. La maggior parte dei comuni, spiega il rapporto Feem, presenta delle performance intorno o al di sotto della media nazionale. I dati e gli studi demografici confermano questo risultato: nonostante titoli di studio più alti, i tassi di occupazione femminile sono ancora molto bassi; inoltre, le donne che partecipano al mondo del lavoro hanno carriere più discontinue, retribuzioni più basse e minori possibilità di avanzamenti di carriera.

Fonte: Agi

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