Sono «timidi» i primi risultati ottenuti dai centri per l’impiego, per lo più registrati da ottobre in poi. Inoltre, va rodato il coordinamento con i servizi sociali dei Comuni
di Michela Finizio
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Negli ultimi mesi del 2019 si è intensificata la corsa per la fase 2 del reddito di cittadinanza, quella delle politiche attive di sostegno socio-economico ai beneficiari. Eppure i risultati ancora sembrano non arrivare: i beneficiari sono 2,3 milioni (escluse le pensioni), di cui circa 791mila risultano occupabili, ma al 10 dicembre 2019 coloro che avevano trovato lavoro erano solo 28mila, cioè il 3,6% del totale (dati Anpal).
Sono questi i primi risultati ottenuti dai centri per l’impiego, per lo più registrati da ottobre in poi. Il lavoro dei navigator è partito in ritardo e bisognerà aspettare per fare un vero bilancio.
Nel frattempo, però, va ancora rodato il coordinamento con i servizi sociali dei Comuni. I criteri di ripartizione dei beneficiari tra i due uffici sono stati stabiliti per legge, ma le situazioni di maggiore fragilità spesso richiedono un intervento congiunto oppure un’analisi preliminare. «Va ottimizzata la presa in carico di quei nuclei che spesso manifestano bisogni ulteriori all’inclusione lavorativa e una molteplicità di problematiche», afferma Samantha Palombo, responsabile dell’area Welfare per l’Anci. Ad esempio la perdita di lavoro, i figli minori, situazioni di dipendenze o disabilità.
Sul punto, rimane ancora da definire l’accordo sui criteri di rinvio dei beneficiari dai Centri per l’impiego ai Comuni, su cui è stato attivato un tavolo ministeriale. In questo senso, l’Anci auspica l’avvio di un percorso per individuare «criteri condivisi di smistamento» della platea: «Questa valutazione non può essere affidata ad automatismi sulla base di alcuni indicatori», aggiunge Palombo.
Restano ancora fermi, infine, i progetti di pubblica utilità (Puc) dei Comuni, pronti a decollare dopo l’approvazione del decreto ministeriale pubblicato il 14 gennaio 2020 in Gazzetta ufficiale. Il decreto, però, è in attesa della registrazione da parte della Corte dei Conti e nella piattaforma informatica «per l’inclusione sociale» del ministero del Lavoro manca la sezione dedicata.