Si attenua lo scontro sulla prescrizione dopo la decisione di non far confluire il lodo Conte-bis nel decreto milleproroghe
di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei
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Si attenua lo scontro sulla prescrizione. La decisione di non inserire il lodo Conte-bis, ossia l’accordo sulla revisione dello stop alla prescrizione, in un emendamento al decreto milleproroghe, è stato accolto favorevolmente da Italia Viva. «Mi sembra un gesto di buon senso che evita spaccature», è stato il commento dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi.
L’intesa punta a modificare la riforma Bonafede che, dal 1° gennaio scorso, ha bloccato la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, senza differenze fra condannati e assolti.
Crescono quindi le chance che il lodo Conte-bis, dal nome del deputato di Leu che l’ha proposto, diventi la via d’uscita dallo scontro sulla prescrizione che mette a rischio la maggioranza. L’accordo si basa su un diverso trattamento per assolti e condannati in primo grado, la cui costituzionalità è stata messa in dubbio sia dall’opposizione che da Italia Viva. La prescrizione si bloccherà infatti solo per i condannati, mentre per gli assolti continuerà a decorrere. Se, però, il giudizio di appello riformerà il verdetto del tribunale e trasformerà la condanna in un’assoluzione, un sistema di ricalcolo restituirà all’imputato i tempi di prescrizione perduti.
Se il lodo Conte-bis diventerà legge, gli assolti in appello che dovranno recuperare il periodo di prescrizione bloccato dopo il verdetto di condanna in primo grado saranno circa 12-14mila. Negli ultimi anni (2017 e 2018) è stato questo infatti il numero degli imputati per il quali la Corte d’appello ha ribaltato con un’assoluzione il verdetto emesso dal tribunale.
Ma cerchiamo di capire l’impatto delle riforma per ogni grado di giudizio.
Nel processo di primo grado resta la prescrizione