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Quanti posti di lavoro sta rubando all’Italia il mercato del falso 

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Aleandro Biagianti / Agf

Migliaia di articoli contraffatti sequestrati e ammassati in piazza della Signoria a Firenze

La contraffazione costa cara all’Italia: 88 mila posti di lavoro persi, mancato gettito fiscale dal commercio al dettaglio e all’ingrosso per 4,3 miliardi di euro (solo nel 2016) e mancato pagamento di diritti di proprietà intellettuale ai legittimi titolari italiani per altri 6 miliardi. Cui vanno aggiunte minori entrate statali per 10,3 miliardi di euro. Secondo la relazione ‘Tendenze del commercio di merci contraffatte e usurpative’ dell’Euipo, l’ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, il numero di posti di lavoro persi è pari al 2,1% di quelli dei settori direttamente interessati dalla contraffazione. L’Italia, con il 15% del valore complessivo delle merci sequestrate, è il terzo Paese colpito dalla contraffazione, dopo gli Stati (24%) e Francia (16,6%).

Scarica il Rapporto sulla Contraffazione

In Ue, si legge nel rapporto, entrano ogni anno 121 miliardi di euro di merci false, pari al 6,8 del totale dell’import nell’Unione. Il valore dei falsi scambiati a livello internazionale è stimato ik 460 miliardi di euro. Una quota in crescita dal 2,5% del 2016, quando è stata diffusa l’ultima edizione dello studio, al 3,3% del 2018. L’analisi Euipo/Ocse del 2016 stimava il valore totale dei prodotti contraffatti in 338 miliardi e il volume a livello europeo al 5%, quasi due punti percentuali in meno di quello attuale. 

Stati Uniti, Francia, Italia, Svizzera, Germania, Giappone, Corea e Regno Unito sono i mercati in cui le imprese e le società sono maggiormente colpite dalla contraffazione e dalla pirateria. Tuttavia, il commercio internazionale di prodotti contraffatti e usurpativi riguarda anche un numero crescente di aziende registrate in altre economie, tra cui Cina, Brasile e Hong Kong. 

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 “La contraffazione e la pirateria costituiscono una grave minaccia per l’innovazione e la crescita economica sia a livello dell’UE che a livello internazionale” ha detto il direttore esecutivo dell’Euipo, Christian Archambeau, “L’aumento della quota di prodotti contraffatti e usurpativi nel commercio mondiale è molto preoccupante e dimostra chiaramente la necessità di uno sforzo coordinato a tutti i livelli per poterla affrontare pienamente”.

La relazione evidenzia che i prodotti contraffatti possono provenire da quasi tutte le economie del mondo che li producono o fungono da Paesi di transito. Tuttavia, in base all’analisi dei sequestri eseguiti dalle autorità doganali, i Paesi e le regioni principali esportatori di prodotti contraffatti risultano essere: Cina, Hong Kong, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Singapore, Tailandia, India e Malaysia.

Sono stati usati i dati di quasi mezzo milione di confische doganali e la relazione non riguarda né i prodotti contraffatti realizzati e ‘spacciati’ sul piano nazionale né quelli digitali distribuiti via Internet. E’ il seguito e l’aggiornamento del rapporto del 2016 che era stato il primo di una serie di cinque studi: sul commercio globale di merci contraffatte; sulla mappatura delle rotte dei prodotti falsi; sul ruolo delle zone franche nel favorirne il commercio e sui fattori che rendono alcuni Paesi fonti più probabili di prodotti contraffatti. L’ultimo era sull’uso illegale di piccoli colli per il commercio di falsi.

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