Confronto serrato nella maggioranza sul restyling delle finestre di uscita per i nuovi pensionamenti anticipati. M5S e Leu puntano i piedi ma secondo i tecnici del Mef la dote è indispensabile per completare le coperture della manovra
di Marco Rogari
Quota 100: arriva il restyling del governo giallorosso
2′ di lettura
Un confronto serrato, se non proprio un vero braccio di ferro. È quello che è in atto nella maggioranza sul delicato capitolo dei mini-ritocchi a Quota 100. Con Movimento Cinque stelle e Leu che puntano i piedi e i tecnici del ministero dell’Economia che considerano invece il parziale restyling una necessità per recuperare risorse preziose per completare il “sistema” di coperture della manovra. Sul tavolo c’è un’ipotesi di intervento da 5-600 milioni nel 2020 con una riduzione delle finestre d’uscita previste per i pensionamenti anticipati con almeno 62 anni d’età e 38 anni di contribuzione.
Le misure appese al restyling
Secondo molti tecnici, ma anche all’interno della stessa maggioranza (parte del Pd e Italia viva), questa dote è fondamentale per coprire due misure previdenziali considerate sicure, ovvero la proroga di un anno di Opzione donna e Ape sociale (costo di circa 30 milioni), e per puntellare il pacchetto lavoro, in primis il taglio del cuneo, ma eventualmente anche la detassazione degli aumenti contrattuali. Meno chances avrebbe invece la destinazione di una fetta della possibile minor spesa da Quota 100 all’estensione della platea dei pensionati che beneficiano della cosiddetta 14esima o alla mini-rivalutazione degli assegni. Anche perché l’adozione di queste misure avrebbe una ricaduta sul complesso della spesa previdenziale, considerata già elevata, anche per effetto dell’introduzione di Quota 100, negli ultimi report tecnici del Mef. Le due opzioni però sono molto care ai sindacati, e non solo, e anche per questo motivo non sono mai state del tutto accantonate.
La caccia alle risorse
Tutto resta appeso alla partita che si gioca, dentro e fuori i vertici di maggioranza, sulle risorse da trovare in vista del varo dei provvedimenti che saranno al centro della sessione di bilancio. A cominciare dal decreto fiscale, all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di lunedì 14 ottobre, insieme al Documento programmatico di Bilancio, atteso a Bruxelles non oltre il 15, in cui vengono indicate sinteticamente le misure chiave della manovra e il loro peso sui conti pubblici. Entro il 20 ottobre dovrà poi essere inviata in Parlamento la legge di bilancio vera e propria.
La possibile rimodulazione delle finestre
L’obiettivo dei tecnici del Mef è quello di un allungamento dei termini per la decorrenza delle nuove pensioni con 62 anni d’età e 38 di contribuzione senza modificare la configurazione di Quota 100, che, come assicurato più volte dal ministro Roberto Gualtieri, rimarrebbe sostanzialmente invariata fino al termine della sperimentazione (fine 2021) prevista dal Decretone varato a gennaio dall’esecutivo “gialloverde”. Una delle ultime ipotesi prevede una rimodulazione “soft” anche per favorire un compromesso all’interno della maggioranza. Verrebbero cioè “salvaguardati” i lavoratori che maturano i requisiti quest’anno e contano di uscire nel 2020 grazie alle finestre attuali, mentre per chi li maturerà il 1° gennaio del prossimo anno la finestra dovrebbe allungarsi fino al 1° luglio per i lavoratori privati e fino al 1° ottobre per quelli pubblici.