Più risorse al Sud, nuove assunzioni di giovani qualificati nella pubblica amministrazione, semplificazione e accelerazione delle procedure senza la quale i progetti rischiano di rimanere lettera morta, avvicinamento della medicina a territori e pazienti. Sono alcuni dei suggerimenti che le Commissioni parlamentari hanno elaborato esaminando il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Indicazioni e proposte dettagliate, su ogni missione del Piano, che passeranno nei prossimi giorni al voto dell’Aula delle due Camere e approderanno poi sul tavolo del governo, cui spetterà farne tesoro per la stesura definitiva del documento da presentare a Bruxelles entro la fine di aprile. Tempo da perdere non ce n’è, come ha sottolineato la presidente della Commissione Ursula Von der Lyen, tornata a sollecitare tutti i Paesi a lavorare alacremente sui progetti per ottenere rapidamente i finanziamenti.
Camera e Senato concordano su molti punti e chiedono di raddrizzare la mira lì dove il Piano si presenta più lacunoso. Innanzitutto, sul Sud. La quota di risorse a favore del Mezzogiorno, scrivono le Commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato, “risponde esclusivamente ad una logica di mantenimento dello status quo”, ma non basta a colmare il gap tra Nord e Sud.
“Considerati gli obiettivi del Next Generation EU, ne consegue che tale percentuale deve essere considerata come una quota minima, assolutamente da aumentare”, si legge nella relazione, a cui fa eco quella della Commissione Bilancio della Camera: “il Piano non specifica, se non con riferimento all’allocazione dei fondi del React-Eu, la quota di risorse destinate a quella parte del territorio nazionale che appare più carente di servizi, vale a dire il Mezzogiorno. Si tratta di una lacuna che andrebbe colmata”.
Sulla pubblica amministrazione, il Parlamento offre invece un assist al ministro Brunetta, tornato a promettere nuove assunzioni tramite concorso pubblico “entro 100 giorni”. Il blocco del turnover, spiegano le Commissioni, ha alzato l’età media dei dipendenti pubblici, a danno delle loro competenze digitali, ormai essenziali. La modernizzazione e il rafforzamento della p.a non può invece che passare per l’assunzione di personale “con qualificazione di eccellenza anche tecnica”.
Ed è atteso il via libera definitivo al Senato della legge delega sull’assegno unico per i figli a carico. La promessa sono i 200-250 euro al mese a figlio a partire da luglio indicati dal presidente del Consiglio Mario Draghi. I fondi a disposizione sono 20 miliardi tra fondi degli aiuti pre-esistenti e nuovi stanziamenti, ma potrebbero aumentare, ha detto la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti (Italia Viva). “Le famiglie italiane devono stare tranquille, non ci perderanno”, è il suo impegno.
“L’assegno unico e universale – ha spiegato la ministra – è un provvedimento che fa parte del Family Act e consiste in una quota che verrà data a ciascun figlio, dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età, mese dopo mese, maggiorato dal terzo figlio e nel caso anche di bambini disabili. E’ per tutti, e la quota dipenderà dal reddito, quindi le famiglie meno abbienti riceveranno di più, e le più ricche avranno solo una quota base”. Inoltre, una norma transitoria preannunciata dalla ministra consentirà di non perdere il beneficio anche alle famiglie che hanno detrazioni fiscali per figli di oltre 21 anni.
Fonte Ansa.it