Il presidente Michel ha presentato sabato ai capi di Stato e di governo una nuova bozza di bilancio, rispetto alle proposte precedenti. Ha confermato i tetti sia del bilancio (1.074 miliardi di euro) sia del Fondo (750 miliardi di euro), ma ha modificato le proporzioni soprattutto di quest’ultimo. Anziché 500 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti, prevedeva 450 miliardi di sussidi e 300 miliardi di prestiti, per venire incontro ai paesi che non vogliono sovvenzioni e preferiscono linee di credito
dal nostro corrispondente Beda Romano
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BRUXELLES – Per il terzo giorno consecutivo, i Ventisette sono tornati a riunirsi a Bruxelles domenica 19 luglio, in un primo tempo in piccoli gruppi, per trovare un accordo sul bilancio comunitario 2021-2027, a cui è associato un generoso Fondo per la Ripresa post-pandemia. Secondo la Germania, che ha la presidenza di turno dell’Unione, non è sicuro che si possa giungere a una soluzione già oggi, ma la situazione è tale per cui vale la pena provarci. A complicare il negoziato è tra le altre cose l’ammontare dello stesso Fondo per la Ripresa. «Le deliberazioni sono a uno stadio importante (…), vale la pena continuare il lavoro perché vi è una ampia volontà da parte dei paesi membri di trovare una intesa», ha spiegato nella notte una fonte della delegazione tedesca. Successivamente, la stessa cancelliera Angela Merkel ha espresso dubbi su un accordo oggi. La riunione di ieri è stata interrotta dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel poco dopo le 23. Alle 16 del 19 luglio non era ancora ripresa e si susseguivano le riunioni in formati ridotti. «Si discute, si discute», diceva un diplomatico.
La nuova proposta di mediazione
Il presidente Michel ha presentato sabato ai capi di Stato e di governo una nuova bozza di bilancio, rispetto alle proposte precedenti. Ha confermato i tetti sia del bilancio (1.074 miliardi di euro) sia del Fondo (750 miliardi di euro), ma ha modificato le proporzioni soprattutto di quest’ultimo. Anziché 500 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti, prevedeva 450 miliardi di sussidi e 300 miliardi di prestiti, per venire incontro ai paesi che non vogliono sovvenzioni e preferiscono linee di credito. Lo stesso canovaccio ha stabilito che, di questo denaro, le risorse da distribuire direttamente ai paesi membri per il rilancio della loro economia dopo lo shock provocato dall’epidemia influenzale di questa primavera sarebbero saliti da 310 a 325 miliardi di euro.
Il nodo della governance
Inoltre, il pacchetto ha messo mano anche ai vari nodi negoziali emersi nella prima giornata di vertice venerdì, a cominciare dall’iter di approvazione dell’uso del denaro comunitario a livello nazionale (la governance). Come detto, il negoziato è continuato sabato 18 luglio in plenaria e in gruppi più circoscritti. I paesi più riottosi ad accettare l’impianto prima proposto dalla Commissione europea e poi confermato con qualche cambiamento dal presidente Michel vogliono ottenere nuovi miglioramenti, in particolare riducendo drasticamente l’ammontare di sussidi e aumentando invece i prestiti. Francia e Germania hanno guidato un importante gruppo di paesi restii.Un diplomatico francese ha spiegato che la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron non sono pronti a ridurre la quantità di sussidi sotto ai 400 miliardi di euro (anche se nel corso della giornata è circolata l’ipotesi di scendere a 375 miliardi).
Il ruolo di Commissione e Consiglio europeo
A complicare la situazione è anche l’iter con cui approvare l’uso nazionale delle risorse provenienti da Fondo per la Ripresa. Il meccanismo proposto dal presidente Michel, su pressione del governo olandese, prevede il benestare sul piano nazionale alla maggioranza qualificata dei paesi membri.Successivamente, l’esborso verrebbe approvato dalla Commissione e un qualsiasi governo avrebbe tre giorni per chiedere un passaggio al Consiglio o addirittura al Consiglio europeo. Un diplomatico olandese definiva nella giornata di sabato la proposta «un passo nella giusta direzione». Tuttavia, altri paesi, tra cui l’Italia, non sono soddisfatti. Tra le altre cose, temono un processo di approvazione troppo lento e complicato. Se ne dovrà riparlare oggi.
Conte: «Europa sotto il ricatto dei Paesi Frugali»
Il premier italiano Giuseppe Conte respinge l’idea di un veto di un singolo Stato sulla distribuzione di risorse agli altri paesi. «L’Europa è sotto ricatto dei paesi frugali», ha affermato il presidente del Consiglio, che è pronto nel caso ad appellarsi alla Corte europea di Giustizia. «L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud proveniente dal Fondo della Ripresa. Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia», ha commentato il premier ungherese, Viktor Orbán, in una conferenza stampa domenica 19 luglio a Bruxelles. «Bisogna dare i soldi ai Paesi che ne hanno bisogno e permettere loro di spenderli appena possibile per stabilizzare le loro economie, invece di ingaggiare lunghe dispute burocratiche. Se li aiutiamo al momento giusto li aiutiamo due volte», ha aggiunto il premier ungherese, che dal canto suo è alle prese con il nodo dello stato di diritto.