Il Pnrr dice che la digitalizzazione è fondamentale perchè abilita gli altri assi strategici (transizione ecologica e inclusione sociale), che dovranno guidare l’azione di rilancio del Paese ma, fanno notare gli operatori di tlc, ai piani per il 5G secondo le prime indicazioni, è stato destinato appena lo 0,5% delle risorse complessive.
Gli iniziali 11 miliardi destinati al digitale quando erano iniziate le discussioni a inizio estate, riferiscono fonti che hanno avuto modo di leggere le bozze, a dicembre si sono ridotti a 5/6 miliardi e negli ultimi mesi sarebbero stati addirittura tagliati a 3,3 miliardi, solo 2,2 per banda ultralarga e 5G, quindi ragionevolmente solo 1 miliardo per il 5G.
Una cifra assolutamente insufficiente, è l’allarme delle tlc, complessivamente per le infrastrutture digitali servirebbero almeno 10 miliardi secondo i calcoli di Asstel, perchè senza infrastrutture digitali non c’è digitalizzazione.
La Germania ha previsto un investimento di circa 6 miliardi di euro per garantire, entro il 2025, il massimo sviluppo del 5G, in particolare nelle aree interne e rurali. Anche la Spagna, a dicembre 2020, ha presentato un piano di oltre 4 miliardi e l’Italia, fanno notare gli operatori di tlc, dovrebbe allocare almeno altrettanto. I cittadini percepiscono questa urgenza come emerge dall’indagine condotta da Kantar per il Vodafone Institute su 15mila persone in 15 Stati. Quasi tutti concordano, il programma dovrebbe impattare in maniera più urgente il settore sanitario, creare opportunità per le piccole imprese colpite dalla pandemia e creare nuovi posti di lavoro o salvare quelli esistenti.
Ma tra gli aspetti importanti per la ripresa emerge in particolare il digitale: più di tre persone su quattro ritengono che i servizi pubblici digitali (80%), le competenze digitali (78%) e l’accesso a Internet a banda larga (77%) siano aspetti importanti per la ripresa dell’Europa.
Il 75% mette in testa la digitalizzazione della PA (75%), poi le skill (74%) e sullo stesso piano la connettività (73%).
Il think tank di Vodafone, che esplora il potenziale delle tecnologie digitali per la partecipazione sociale e un migliore accesso all’istruzione, ha voluto capire quanto le urgenze di un piano europeo (e la sua declinazione italiana) fossero effettivamente percepite. La conoscenza delle persone sul tema è ampia (l’80% degli europei ne è a conoscenza e tra gli italiani il livello si alza al 90%), il 70% degli intervistati pensa che il Recovery and Resilience Facility (RRF) dell’Unione europea sia un modo efficace per aiutare i paesi a gestire la loro ripresa. Si tratta di 672,5 miliardi di cui 209 sono stati assegnati all’Italia ma l’opinione pubblica rimane scettica, uno su tre italiani ha dei dubbi sul fatto che tutto il denaro stanziato raggiungerà le aree promesse.
“Il sondaggio Digitising Europe Pulse sottolinea che i cittadini guardano ai loro governi nazionali per risolvere la grave crisi sanitaria ed economica e dimostra il valore che attribuiscono alla connettività” commenta Inger Paus, direttore del Vodafone Institute. Il gruppo guidato da Nick Read, come ha ricordato il ceo del gruppo in occasione dei conti, durante la pandemia ha mantenuto connesse le comunità e sostenuto settori chiave come l’istruzione e la sanità. Vodafone vuole continuare a farlo ma, come spiega Joakim Reiter, direttore External Affairs del Gruppo Vodafone e presidente del Vodafone Institute “non possiamo farlo da soli e siamo pronti a collaborare con la Commissione Europea e i governi locali per costruire una società digitale veramente inclusiva e sostenibile per tutti gli europei”. E’ il momento di accelerare e se le imprese – come emerge dai bilanci dell’intero settore tlc – non hanno i margini per stravolgere i loro piani di investimento è indispensabile l’aiuto delle risorse pubbliche.
Fonte Ansa.it