Qualcosa si muove sul territorio
Il forte ritardo sul versante procedurale non ha impedito che qualcosa si sia iniziato a muovere sul territorio. Come ha spiegato ai microfoni di Radio 24 il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, «ci sono migliaia di percettori del reddito di cittadinanza che in questi mesi sono stati inseriti al lavoro», dato che emerge dalle comunicazioni obbligatorie.
L’assenza del modello Inps
L’assenza del modello Inps scoraggia i datori di lavoro a pubblicare le vacancy sui portali territoriali dei Cpi o su MyAnpal, che è la condizione per poter usufruire del beneficio. I numeri già citati parlano chiaro. Del resto tradizionalmente il canale dei centri per l’impiego ha un ruolo residuale nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro: nel 2018 solo il 2,1% ha trovato lavoro nel privato tramite i Cpi .
Cosa prevede la procedura
La procedura prevede che l’incentivo venga riconosciuto a tutti i datori di lavoro privati che abbiano comunicato i posti disponibili vacanti in azienda alla piattaforma dell’Anpal. Per conoscere l’ammontare e la durata del beneficio spettante, il datore di lavoro deve inoltrare all’Inps, tramite un modulo di istanza on-line, la domanda di ammissione all’agevolazione. In assenza di questo modulo, l’imprenditore che aprisse e chiudesse una vacancy in seguito ad un’assunzione di un percettore del Rdc non potrebbe chiedere l’incentivo. Vale la pena ricordare che alle imprese che assumeranno con contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato soggetti beneficiari del Rdc è riconosciuto uno sgravio contributivo fino ad un massimo di 780 euro al mese, pari alle mensilità di sussidio non ancora fruite dal neo assunto, con un minimo di 5 mesi che corrispondono a 3.900 euro se si assume un beneficiario del reddito pieno (la durata massima è 18 mesi).
Fase 2 del reddito in ritardo
Più in generale è tutta la “fase 2” del reddito di cittadinanza che tarda a partire. Un primo monitoraggio reso noto dalla coordinatrice degli assessori regionali al lavoro Cristina Grieco al ministro Catalfo parlava di 200.795 beneficiari convocati in tutta Italia dai Cpi – circa un terzo non si è presentato – e 69.234 colloqui effettuati. Il dato sui Patti di servizio sottoscritti presso i centri per l’impiego va aggiornato dai precedenti 49.896 a circa 70mila. Di questi 18mila riguardano la Sicilia, oltre 15mila la Campania, 9.400 il Piemonte, 7mila la Toscana, 5.700 la Lombardia e 5.346 il Lazio. Coinvolgono, dunque, solo un decimo della platea di percettori del Rdc occupabili.
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