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Reddito di cittadinanza: il funzionamento di Spid torna alla normalità

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Spid, il sistema di autenticazione che permette ai cittadini di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione, è tornato a operare correttamente. Lo ha confermato all’Agi l’Agenzia per l’Italia digitale, che “ha verificato che tutti gli Identity provider” (i servizi delle nove aziende su cui si appoggia Spid) “funzionano correttamente”. Spid è necessario per ottenere il reddito di cittadinanza, le cui richieste partono oggi. Ma in mattinata le procedure di registrazione, che di norma promettono tempi medi attorno ai 20 minuti, hanno subito problemi e ritardi. Su Twitter, alcuni utenti affermano ancora di aver avuto “accesso negato”, ma le segnalazioni sono in deciso calo. E se attorno alle ore 11 (quando Spid sembra aver avuto l’apice dell’intasamento) “Spid” era entrato tra i trending topic del social network, adesso è uscito dalla top 20 (dove, in testa, c’è sempre “#redditodicittadinanza”).

Cos’è e come funziona Spid

Spid consente a cittadini e imprese di avere un’unica identità digitale per accedere a diversi servizi della pubblica amministrazione. Da oggi, anche alla richiesta del reddito di cittadinanza. L’identità Spid è costituita da credenziali (nome utente e password) che vengono rilasciate all’utente e che permettono l’accesso a tutti i servizi online. Per registrarsi serve connettersi al sito www.spid.gov.it e avere un indirizzo e-mail, il numero di telefono del cellulare che si usa normalmente, un documento di identità valido (carta di identità, passaporto, patente, permesso di soggiorno) e la tessera sanitaria con il codice fiscale.

Per ottenere le credenziali, ogni utente può scegliere tra nove Identity provider, che differiscono per prezzi, condizioni di servizio, copertura geografica e livelli di sicurezza. Sono nove: Aruba, Infocert, Intesa, Namirial, Register, Sielte, Lepida, Tim o Poste. In questa mattinata d’esordio, solo questi ultimi due avrebbero funzionato a dovere. Chi non voglia o non possa procedere in autonomia attraverso Spid, per presentare la domanda può presentarsi nei Caf o in ufficio postale.

Chi può richiedere il reddito di cittadinanza

Per ricevere il reddito di cittadinanza occorre: essere cittadino italiano o risiedere in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa; avere un ISEE (Indicatore di Situazione Economica Equivalente) aggiornato inferiore a 9.360 euro annui; possedere un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, non superiore a 30.000 euro; avere un patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro, che può essere incrementato in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare e delle eventuali disabilità presenti; avere un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui, che sale a 9.360 euro nei casi in cui il nucleo familiare paghi un affitto e a 7800 euro se ha un mutuo.

Queste ultime due soglie sono però “mobili”, perché dipendono dalla “scala di equivalenza”, che può arrivare a un massimo 2,1. Ogni componente del nucleo familiare ha un valore: chi richiedere il reddito vale 1, ogni familiare maggiorenne 0,4 e ogni under 18 0,2. Una famiglia con padre, madre, un figlio adolescente e uno ventenne vale quindi 2 (1+0,4+0,4+0,2). Quindi la soglia minima di reddito è 12.000 euro l’anno. Il reddito di cittadinanza percepito dovrà essere sottratto da questi mille euro al mese, ma non potrà comunque essere inferiore ai 480 euro.

Dopo aver presentato la domanda, l’Inps (cui, sottolinea l’istituto su Twitter, non deve essere indirizzata la domanda) verificherà i requisiti. E ai cittadini ammessi sarà comunicato dove potranno ricevere la carta del reddito di cittadinanza, a partire dal 19 aprile. C’è tempo fino al 31 marzo per richiedere il contributo che sarà erogato ad aprile.

Code negli uffici ma niente caos

“Nel primo giorno utile per raccogliere le domande non si sono invece verificate le temute code negli uffici predisposti”, scrive il Corriere, “anche, molto probabilmente, per la difficoltà a capire se davvero si ha diritto al trattamento e nel calcolare i parametri richiesti, a cominciare dal’Isee, uno dei requisiti fondamentali per l’accesso all’assegno”.

“Lungo la penisola, tra Centri fiscali e sportelli delle Poste, la situazione si presenta ordinata: gente interessata sì, ma senza corse o file chilometriche”, scrive Repubblica, “dalla Consulta nazionale dei Caf parlano di situazione differenziata a livello regionale, ma in generale nessun assalto agli sportelli: ‘I flussi sono a macchia di leopardo in grandi città come Roma, Napoli o Palermo. Importanti presenze a Catania e Cosenza’, ha spiegato il coordinatore Mauro Soldini”.

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