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Riforme, da Letta a Conte 349 decreti attuativi ancora in attesa

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Gli 11 provvedimenti varati dall’attuale esecutivo richiedono 290 norme applicative. Di queste, solo 70 (pari al 24,1%) sono arrivate al traguardo. Ne mancano 22 e 81 sono già scadute

di A. Cherchi, A. Marini, M. Paris

19 agosto 2019


 

4′ di lettura

Mentre la strana crisi di governo è ancora lontana dalla soluzione, sospesa tra una riconferma di Giuseppe Conte, un nuovo esecutivo e il ritorno alle urne, l’unica certezza è che chiunque sarà a Palazzo Chigi dovrà fare i conti con l’attuazione delle riforme che hanno ottenuto finora il disco verde dalla maggioranza giallo-verde.

Gli undici provvedimenti varati negli oltre 14 mesi trascorsi dall’insediamento di Conte a Palazzo Chigi – dal Dl dignità fino al crescita e al sicurezza bis, passando per la manovra 2019, quota 100 e reddito di cittadinanza – richiedono infatti 290 decreti per rendere pienamente operativo l’impianto normativo. Di questi, ne sono arrivati al traguardo 70 (il 24,1 per cento, quasi uno su quattro). Ne mancano all’appello ancora 220, di cui 81 già scaduti.

Dallo sblocca-cantieri al sicurezza bis

Il tasso di attuazione, fermo a prima della crisi di governo, è quindi leggermente sceso rispetto a due mesi fa, data dell’ultimo monitoraggio effettuato dal Sole24Ore (si veda il quotidiano dell’11 giugno), quando il valore si era assestato al 25 per cento. Questo perché nel frattempo lo stock delle misure attuative è salito, passando da 204 ad, appunto, 290: da giugno ad oggi sono giunti al traguardo quattro ulteriori misure di peso, vale a dire il decreto sblocca-cantieri, la riforma della Pubblica amministrazione (la cosiddetta legge sulla «concretezza»), il decreto crescita e il sicurezza-bis. Un discorso che però non può tralasciare il fatto che le riforme sono appese all’attuazione solo in parte, visto che circa il 50% è comunque auto-applicativo.

Come già avvenuto per gli esecutivi passati,il provvedimento che si porta dietro più decreti attuativi da varare è la legge di Bilancio. Quella licenziata a fine 2018 dal Governo Conte ne prevede 111, di cui appena il 31,5% ha ricevuto il via libera. Mancano all’appello ancora 76 atti, di cui 36 scaduti. Bisognerà ora accelerare in autunno, visto che, tempi della crisi di governo permettendo, a metà ottobre inizierà la sessione di bilancio che dovrà portare entro dicembre a varare la nuova manovra, quella del 2020.

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