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Rinnovi contrattuali, 8 lavoratori su 10 in attesa nel privato

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Contratto scaduto per oltre 10,5 milioni di addetti, che diventano oltre 13,5 milioni considerando il pubblico. Rischio di un autunno caldo per la difficoltà a comporre le vertenze

di Giorgio Pogliotti

Il lavoro che verrà

Contratto scaduto per oltre 10,5 milioni di addetti, che diventano oltre 13,5 milioni considerando il pubblico. Rischio di un autunno caldo per la difficoltà a comporre le vertenze

24 giugno 2020


4′ di lettura

Nel privato quasi 8 lavoratori su dieci sono in attesa di un rinnovo del contratto nazionale. Si tratta di 10,5 milioni di lavoratori, il 79,2% per l’esattezza, mentre 2,7 milioni il contratto di lavoro lo hanno già rinnovato (20,8%). Se a questi vi aggiungiamo i circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici che attendono di vedere rinnovata ancora la tornata contrattuale 2019-2021, le vertenze nel complesso riguardano oltre 13 milioni e mezzo di lavoratori. Alla ripresa c’è il forte rischio di un autunno caldo, vista la difficoltà nel comporre alcune vertenze.

Sono i dati dell’archivio dei contratti nazionale del Cnel, integrato con il flusso informativo Inps-Uniemens a darci il quadro delle vertenze in atto con l’esclusione dei settori agricoltura e lavoro domestico (per i quali i dati affluiscono all’’Inps per altri flussi informativi) .

Sono 2,3 milioni in attesa del rinnovo nel terziario

I contratti nazionali in attesa di rinnovo che coinvolgono le maggiori platee di lavoratori sono quello delle aziende del terziario e della distribuzione dei servizi (Confcommercio) che riguarda 2,3 milioni di lavoratori e oltre 381mila aziende, seguito dal Ccnl delle aziende metalmeccaniche (Federmeccanica e Assistal) che riguarda 58mila imprese con 148mila addetti e dal contratto del turismo (Federalberghi, Faita, Confcommercio) che riguarda 118mila aziende e oltre 72mila lavoratori. Segue il contratto nazionale dell’area meccanica (513mila lavoratori), il Ccnl della logistica, trasporto merci (473mila lavoratori), il Ccnl delle imprese dei servizi di pulizia multiservizi (326mila lavoratori) e quello delle cooperative del settore socio-sanitario, assistenziale-educativo (325mila lavoratori).

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Treu: rinnovare i contratti codificando il diritto alla formazione

«Un buon punto di partenza, per dare certezza ai lavoratori, è quello di rinnovare i contratti scaduti – sostiene il presidente del Cnel, Tiziano Treu- . Il rinnovo deve tener conto degli elementi resi visibili dall’emergenza Covid: l’universalizzazione dei diritti e la necessità di codificare il diritto alla formazione . Torna d’attualità la proposta del Cnel di istituire il Board per la Produttività che contempli le esigenze del Paese insieme a quelle degli imprenditori e dei lavoratori».

Riprende il confronto (in salita) per i metalmeccanici

Mercoledì 24 giugno riprende il confronto al tavolo per il contratto nazionale dei metalmeccanici. Sulla richiesta contenuta nella piattaforma unitaria di Fim, Fiom e Uilm di un incremento economico dell’8% (pari a circa 153 euro lordi di aumento dei minimi), le posizioni restano distanti con Federmeccanica e Assistal che giudicano la richiesta «insostenibile» in un cotesto di forte recessione. Federmeccanica vorrebbe proseguire in continuità con il Ccnl firmato a novembre del 2016 e scaduto alla fine del 2019, che ha spostato il baricentro economico sulle prestazioni di welfare contrattuale che beneficiano di un regime fiscale agevolato, più che sugli incrementi retributivi diretti. I sindacati puntano ad aumentare le retribuzioni dei metalmeccanici lamentando di avere i salari più bassi d’Europa, chiedono di alzare a 250 euro la quota di flexible benefit, di incrementare a 700 euro annui l’importo dell’elemento perequativo per le aziende in cui non si fa contrattazione decentrata, rafforzando la sanità integrativa e l’adesione al fondo previdenziale. Sullo sfondo la riforma dell’inquadramento professionale, fermo al 1973, necessaria per avere parametri oggettivi di misurazione della professionalità e per premiare il merito.

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