Contratto scaduto per oltre 10,5 milioni di addetti, che diventano oltre 13,5 milioni considerando il pubblico. Rischio di un autunno caldo per la difficoltà a comporre le vertenze
di Giorgio Pogliotti
Contratto scaduto per oltre 10,5 milioni di addetti, che diventano oltre 13,5 milioni considerando il pubblico. Rischio di un autunno caldo per la difficoltà a comporre le vertenze
4′ di lettura
Nel privato quasi 8 lavoratori su dieci sono in attesa di un rinnovo del contratto nazionale. Si tratta di 10,5 milioni di lavoratori, il 79,2% per l’esattezza, mentre 2,7 milioni il contratto di lavoro lo hanno già rinnovato (20,8%). Se a questi vi aggiungiamo i circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici che attendono di vedere rinnovata ancora la tornata contrattuale 2019-2021, le vertenze nel complesso riguardano oltre 13 milioni e mezzo di lavoratori. Alla ripresa c’è il forte rischio di un autunno caldo, vista la difficoltà nel comporre alcune vertenze.
Sono i dati dell’archivio dei contratti nazionale del Cnel, integrato con il flusso informativo Inps-Uniemens a darci il quadro delle vertenze in atto con l’esclusione dei settori agricoltura e lavoro domestico (per i quali i dati affluiscono all’’Inps per altri flussi informativi) .
Sono 2,3 milioni in attesa del rinnovo nel terziario
I contratti nazionali in attesa di rinnovo che coinvolgono le maggiori platee di lavoratori sono quello delle aziende del terziario e della distribuzione dei servizi (Confcommercio) che riguarda 2,3 milioni di lavoratori e oltre 381mila aziende, seguito dal Ccnl delle aziende metalmeccaniche (Federmeccanica e Assistal) che riguarda 58mila imprese con 148mila addetti e dal contratto del turismo (Federalberghi, Faita, Confcommercio) che riguarda 118mila aziende e oltre 72mila lavoratori. Segue il contratto nazionale dell’area meccanica (513mila lavoratori), il Ccnl della logistica, trasporto merci (473mila lavoratori), il Ccnl delle imprese dei servizi di pulizia multiservizi (326mila lavoratori) e quello delle cooperative del settore socio-sanitario, assistenziale-educativo (325mila lavoratori).
Treu: rinnovare i contratti codificando il diritto alla formazione
«Un buon punto di partenza, per dare certezza ai lavoratori, è quello di rinnovare i contratti scaduti – sostiene il presidente del Cnel, Tiziano Treu- . Il rinnovo deve tener conto degli elementi resi visibili dall’emergenza Covid: l’universalizzazione dei diritti e la necessità di codificare il diritto alla formazione . Torna d’attualità la proposta del Cnel di istituire il Board per la Produttività che contempli le esigenze del Paese insieme a quelle degli imprenditori e dei lavoratori».
Riprende il confronto (in salita) per i metalmeccanici
Mercoledì 24 giugno riprende il confronto al tavolo per il contratto nazionale dei metalmeccanici. Sulla richiesta contenuta nella piattaforma unitaria di Fim, Fiom e Uilm di un incremento economico dell’8% (pari a circa 153 euro lordi di aumento dei minimi), le posizioni restano distanti con Federmeccanica e Assistal che giudicano la richiesta «insostenibile» in un cotesto di forte recessione. Federmeccanica vorrebbe proseguire in continuità con il Ccnl firmato a novembre del 2016 e scaduto alla fine del 2019, che ha spostato il baricentro economico sulle prestazioni di welfare contrattuale che beneficiano di un regime fiscale agevolato, più che sugli incrementi retributivi diretti. I sindacati puntano ad aumentare le retribuzioni dei metalmeccanici lamentando di avere i salari più bassi d’Europa, chiedono di alzare a 250 euro la quota di flexible benefit, di incrementare a 700 euro annui l’importo dell’elemento perequativo per le aziende in cui non si fa contrattazione decentrata, rafforzando la sanità integrativa e l’adesione al fondo previdenziale. Sullo sfondo la riforma dell’inquadramento professionale, fermo al 1973, necessaria per avere parametri oggettivi di misurazione della professionalità e per premiare il merito.