Dopo le polemiche e il rischio rottura l’accordo Lega-Cinque Stelle sul decreto sblocca cantieri tiene anche alla prova del voto nell’Aula del Senato, che ha approvato il provvedimento con 142 voti favorevoli, 94 contrari e 17 astenuti. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera, già calendarizzato per martedì prossimo.
L’assemblea di Palazzo Madama ha esaminato ieri gli emendamenti a tutti i trenta articoli del provvedimento, superando senza inciampi anche i nodi considerati più delicati, come il super-emendamento che ha sostituito in blocco l’articolo 1 con le modifiche al codice appalti, incassando anche qualche novità favorevole alle imprese. Sulla riforma del codice appalti il voto ha confermato le anticipazioni di ieri, inclusa la disapplicazione temporanea (fino al 31 dicembre 2020) di alcune misure particolari, alcune delle quali (come la cancellazione dell’obbligo di centralizzazione delle gare per i piccoli comuni e del divieto di appalto integrato) erano in realtà previste in forma addirittura più ampia dal testo in vigore del 19 aprile. La novità di rilievo riguarda la cancellazione del giro di vite sulle irregolarità fiscali e contributive delle imprese. La norma – che inizialmente sembrava destinata a un semplice ridimensionamento – è stata cancellata del tutto. Dunque, decade la possibilità di escludere dalle gare le imprese sulla base di violazioni non accertate in via definitiva.
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Niente da fare anche per l’idea del fondo salva-Pmi incagliate in un cantiere in crisi da finanziare con una micro-tassa sulle gare. L’emendamento Cinque Stelle, incappato nelle proteste degli operatori e nell’opposizione della Lega, è stato ritirato. Neppure discusso anche l’emendamento della Lega che puntava a inserire la Tav in un elenco di opere da commissariare subito. Come annunciato, la proposta di modifica è stata trasformata in un semplice ordine del giorno.
Ha invece superato il vaglio dell’Aula la norma che esclude la possibilità di contestare il danno erariale nei confronti dei dirigenti che firmano provvedimenti di revoca delle concessioni autostradali. Lo scudo per i funzionari pubblici, fortemente voluto dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, ha preso la forma di un emendamento dei relatori riformulato ieri pomeriggio con due novità. La prima è che la contestazione della colpa grave e dunque del rischio di danno erariale a carico del funzionario è esclusa «per ogni profilo» (prima novità) se i decreti di revoca siano stati «vistati e registrati» in sede di controllo preventivo dalla Corte dei Conti (seconda novità, prima si chiamava in causa l’Avvocatura dello Stato). Toninelli incassa anche l’ok alla nascita di Italia Infrastrutture Spa, società in house del Mit, dal primo settembre. Rispetto all’idea iniziale, che assegnava alla Spa con capitale controllato dall’Economia , compiti che andavano dalla programmazione fino alla realizzazione diretta delle opere, la società dovrebbe avere un raggio d’azione ristretto ai cantieri a rischio di perdere i fondi statali, sostituendosi all’ente che non li utilizza per portare a termine i lavori.
Dopo le riformulazioni imposte dalla commissione Bilancio è arrivato il via libera anche ai commissari straordinari per il completamento del Mose (niente attività di gestione e manutenzione) e per il rischio idrico del Gran Sasso (per cui si prevedono circa 120 milioni). Ok anche alla trasformazione del Terzo Valico e del nodo di Genova in un «Progetto Unico» con limite di spesa ridotto da 6,9 a 6,8 miliardi e con l’avvio del sesto lotto costruttivo da 833 milioni.
Sì del Senato, infine, anche al piano bipartisan da 160 milioni complessivi in sei anni per dotare asili e case di cura di telecamere utili a prevenire episodi di violenza.
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