Primo risultato della protesta fiscale: alcune scadenze saranno prorogate al 30 aprile 2021, ma solo per alcune attività delle zone rosse. Anna Lapini: “bene, ma non basta. Serve la cancellazione delle imposte per questo annus horribilis”
Acconti Irpef, Ires e Irap del 2020. Sono queste le prime imposte, in scadenza il 30 novembre prossimo, che non dovranno essere versate dagli imprenditori e professionisti toscani che aderiscono allo “sciopero fiscale” proclamato da Confcommercio Toscana.
In generale, i tre acconti costituiscono insieme il 50% delle imposte dovute in un anno. Il loro mancato incasso dovrebbe quindi essere subito ben visibile alle casse statali, sottolineando con l’evidenza dei numeri il contributo del terziario nella composizione della ricchezza del nostro Paese. Ed è proprio questo l’obiettivo dell’iniziativa di Confcommercio Toscana. “Di certo il nostro non è un invito a delinquere, ma ad usare consapevolmente lo strumento dello sciopero come forma di protesta per chiedere più attenzione, in questo caso con l’interruzione non di servizio, ma di pagamento. È un diritto riconosciuto e tutelato dalla Costituzione agli articoli 39 e 40”, ribadisce Anna Lapini, presidente di Confcommercio Toscana e promotrice dell’azione di protesta fiscale.
“Gli imprenditori sanno benissimo che le imposte non versate andranno comunque pagate più avanti”, continua la presidente Lapini, “ma sono tanti quelli che ora non sarebbero neppure nelle condizioni di procedere ai versamenti, anche perché hanno deciso di pagare prima di tutto dipendenti e fornitori, poi il resto. Quello che ci è stato chiesto è infatti la “copertura politica” di azioni che comunque sarebbero state attuate per l’impossibilità oggettiva di adempiere alle scadenze”.
È nell’aria la decisione del governo di rinviare le scadenze fiscali del 30 novembre, almeno per le attività sospese nelle zone rosse, ma pare che qualcuno si diverta a far sospirare questo tipo di provvedimenti fino all’ultimo, come una telefonata che ferma l’esecuzione capitale di un condannato. “Questo equivale a giocare troppo sulla pelle delle persone in un momento di estrema fragilità. È davvero irrispettoso – evidenzia Anna Lapini. “Se il Governo dovesse confermare questo rinvio, sarebbe da attribuirsi anche alla nostra dura protesta, a riconoscimento del fatto che siamo nel giusto e che se per una volta anche gli imprenditori fanno ricorso allo strumento dello sciopero è cosa legittima. In ogni caso, il rinvio non basterebbe: serve la cancellazione delle imposte per questo annus horribilis”.
Per quanto concerne, invece, la seconda rata dell’acconto per i contributi previdenziali Inps per imprenditori e professionisti, ugualmente in scadenza il prossimo 30 novembre, Confcommercio Toscana fa sapere che andrà rigorosamente rispettata. Lo sciopero fiscale ideato dall’associazione di categoria può essere applicato infatti solo alle imposte: “l’Iva e le ritenute operate sul compenso di dipendenti e professionisti vanno sempre versate, così come, nel caso degli alberghi, quanto ricevuto dal cliente come tassa di soggiorno, perché in questi casi si tratta di soldi che l’impresa riscuote per conto di altri enti”, chiarisce il direttore della Confcommercio Toscana Franco Marinoni. Andranno poi rispettati gli adempimenti fiscali quali l’invio telematico del Modello Redditi 2020, del Modello Irap 2020 e delle liquidazioni periodiche Iva.