L’assist di Sassoli
Il sostegno politico del presidente David Sassoli potrebbe risultare al riguardo importante. Al momento, secondo quel che va emergendo a Bruxelles, al fianco dell’Italia nel rivendicare una diversa qualificazione contabile degli investimenti “green” ci potrebbero essere in prima battuta Francia, Spagna e Portogallo. All’esordio, la nuova Commissione non potrà che muoversi con prudenza, ma nel medio periodo alcuni tabù ritenuti finora invalicabili andrebbero rimossi.
Strada in salita
Il percorso non si annuncia agevole, ma vale di aprire una breccia. Con alcune precondizioni che riguardano prima di tutto il nostro paese. Non può certo essere riproposta una richiesta di “flessibilità” sul versante degli investimenti pubblici se non si è in grado di tradurli effettivamente in opere infrastrutturali immediatamente “cantierabili” e realizzabili in breve tempo.
Percorso per tappe
Si potrà procedere per gradi. Il primo step sarà fruire dei 400 milioni per i grandi progetti di riconversione industriale, che il piano mette in campo al pari di Francia e Spagna. Poi occorrerà attivare sinergie tra investimenti pubblici e privati. Nei prossimi 15 anni il piano italiano per il Green new deal può mobilitare risorse per circa 33 miliardi: 20,8 sono inseriti nel nuovo fondo istituito con la legge di bilancio. Come riportato dal Sole24Ore del 7 gennaio scorso, per accelerare le disponibilità di cassa e arricchire la dote il governo proverà a fare accordi con Cdp, Bei e banche, mentre la ripartizione delle risorse fra le varie priorità saranno approvate con Dpcm.
Sul piatto 13 miliardi
Fondi per circa 13 miliardi sono diretti anche a regioni ed enti locali per sicurezza, piani di efficientamento energetico degli edifici, manutenzione stradale. La lista dei progetti dovrà essere accompagnata da un preciso cronoprogramma, da rispettare nei tempi di esecuzione e realizzazione. Il che impone una netta inversione di rotta, che passi da una drastica semplificazione degli adempimenti burocratici e amministrativi, da controlli puntuali sullo stato di avanzamento delle singole opere, e dall’eliminazione di duplicazioni e moltiplicazioni esponenziali di competenze tra amministrazione centrali e autonomie locali.
Spinta sul tasso di crescita dell’economia
Solo a quel punto (lo si potrà fare anche in tempi ragionevolmente ravvicinati) si potrà avanzare a buon diritto la richiesta di una diversa contabilizzazione ai fini del deficit delle spese qualificate con assoluta certezza come produttive e in grado di attivare un effetto moltiplicatore sull’economia. Più investimenti, più opere infrastrutturali (con il timbro Green), più occupazione e dunque maggiore spinta alla domanda interna con effetti tangibili sul tasso di crescita dell’economia.