Fmi taglia le stime: Pil italiano fermo, +0,5% nel 2020
2′ di lettura
Un nuovo, pressante appello degli uomini di Kristalina Georgieva a quelli di Angela Merkel, affinché si decidano ad usare, subito, lo spazio fiscale di cui dispongano per contrastare con la politica di bilancio i venti contrari che soffiano sul commercio internazionale e sul settore manifatturiero. Ma anche un avvertimento per tutti i paesi europei; compreso il nostro, che, comunque, in via prioritaria deve tenere a bada la dinamica del debito pubblico, per evitare di incappare in una bocciatura da parte degli operatori di mercato (una spada di Damocle che è sempre là, almeno a leggere le recenti e poco lusinghiere valutazioni di Standard & Poor’s) .
Tenere le cinture allacciate
Il monito contenuto nell’ultimo rapporto sull’Europa del Fondo monetario è infatti il seguente: le cose nel Continente potrebbero peggiorare più rapidamente di quanto non si prevedesse qualche tempo fa se il cattivo andamento dell’industria manifatturiera e del commercio internazionale si dovessero improvvisamente riversare anche sul terziario. Di qui il consiglio, valido per tutti i paesi d’Europa, di tenere le cinture allacciate e i ”contingency plan” anti-recessione a portata di mano.
Stagnazione nel 2019
In pratica, la sostanziale stagnazione descritta dai numeri dell’Istat che, in seguito alla revisione appena apportata, assegnano al nostro paese un passo da lumaca svizzera (negli ultimi quattro trimestri siamo cresciuti sempre al ritmo dello 0,1% e questo dovrebbe consentire di chiudere l’anno con un +0,2% di Pil e un modesto effetto di trascinamento statistico positivo sul 2020) rappresenta uno scenario con molti rischi verso il basso. Così il Fmi nella sua stima – base conferma per il nostro paese crescita a zero quest’anno e a +0,5% l’anno prossimo e fissa per l’intera Euroarea un incremento del prodotto nel 2020 non superiore all’1,4 per cento; ma ricorda che vi sono per tutti rischi di peggioramento e ribadisce che la politica monetaria ultra-accomodante potrebbe non bastare.
Crescita stagnante anche per la Commissione
Intanto, il +0,5% di aumento del Pil che ci attribuisce il Fmi per il 2020 (se tutto andrà bene) non è molto diverso dallo 0,4% delle previsioni economiche d’autunno che la Commissione Ue si accinge a licenziare, appena due decimi al di sotto di quelle stimate dal governo italiano. Le difficoltà causate da una crescita bassa, troppo bassa per riassorbire davvero la disoccupazione, continueranno quindi a gravare sull’Italia anche nel 2020.
Chi combatterà il declino?
Metteranno cioè sotto pressione certamente chi governa oggi ma anche chi potrebbe trovarsi di nuovo al comando se vi fossero elezioni anticipate. Una riflessione di questo tipo dovrebbe indurre atteggiamenti più attenti ai problemi di fondo del Paese: per esempio, come rilanciare davvero gli investimenti, pubblici e privati, per sostenere crescita e occupazione e impedire la deindustralizzazione; quali spese ridurre per riuscire in prospettiva ad abbassare il carico fiscale. Invece, tutti i protagonisti della scena politica, di maggioranza e di opposizione, continuano a muoversi solo nella logica del brevissimo termine imposta dal marketing del consenso elettorale. Senza capire che, forse, è anche questo uno dei motivi del declino italiano.