di Vincenzo Caccioppoli
Mentre i dati dell’Istat certificano 1 milioni di poveri in più in Italia, causa pandemia, che portano il numero delle famiglie in povertà assoluta a 2,5 milioni, una sentenza storica da parte del tribunale di Brescia, potrebbe fare giurisprudenza e dare sollievo alle migliaia di persone in situazione economica difficile. Si tratta, infatti, di una sentenza che cancella, grazie ai benefici della legge 3/2012, detta salva suicidi, per persone che si trovano in condizione di sovraindebitamento, 3,7 milioni di euro al titolare di una concessionaria auto di Brescia, che aveva contratto debiti per oltre 4,5 milioni di euro.
La storia della Famiglia Ingino (cognome di fantasia) è la storia di un nucleo familiare titolare di una storica concessionaria e officina per la vendita e la riparazione di veicoli industriali che, a causa della crisi del settore, si è trovata un una situazione di sovraindebitamento con Banche e Agenzia delle Entrate. Nel 1986 la famiglia apriva a Brescia una delle prime concessionarie e officine per la vendita e la riparazione di veicoli industriali. La famiglia è sempre stata monomandataria del marchio Renault. Nel 2002, a seguito dell’entrata in vigore del regolamento 1400/2002, la famiglia decideva di potenziare la struttura e il personale per poter conseguire il mandato di rivenditore e officina “autorizzata” anche del marchio Volvo e Nissan.
Per potenziare la struttura la famiglia faceva ampio ricorso a finanziamenti con le Banche. Nel 2008 il settore automotive si avvia verso una lunga crisi. Solo nell’anno 2009 si registra un calo di immatricolazioni pari a -46%. A seguito della crisi, le attività della famiglia subivano un importante calo di fatturato. Nel 2018 entrambe le attività venivano dichiarate fallite. I membri della famiglia, che avevano prestato garanzie personali e reali per le società, si ritrovavano indebitate per complessivi euro 4,6 milioni. Nel 2021 la famiglia Ingino, trovandosi in una situazione di sovraindebitamento con Banche e Agenzia Entrate a seguito del fallimento delle loro attività, decideva di rivolgersi all’ Organismo di Composizione della Crisi di Brescia di Protezione Sociale Italiana per risolvere la propria situazione http://www.occbrescia.com. La famiglia Ingino ha offerto per risolvere la propria situazione di sovraindebitamento – nel procedimento di composizione della crisi ex legge 3/2012 NRG 56/2021 – il ricavato della vendita all’asta degli immobili di proprietà per un valore stimato di euro 900.000. Con sentenza del 17.6.2021, il Tribunale di Brescia – giudice dott. Alessandro Pernigotto – ha aperto la liquidazione del patrimonio di una famiglia titolare di una Concessionaria e di una officina per la vendita e riparazione di veicoli commerciali ex avente una esposizione debitoria pari ad euro 4,6 milioni. I debitori otterranno il beneficio dell’esdebitazione decorsi 4 anni dal decreto di apertura della liquidazione del patrimonio con separato provvedimento del Giudice. ”La situazione è davvero complicata per un numero sempre maggiore di famiglie, e questa legge che già funzionava bene può rappresentare un importante appiglio per chi senza colpa o dolo si trova a causa della crisi in una situazione debitoria non più sostenibile” dice l’avvocato Letterio Stracuzzi, che ha seguito come legale il protagonista di questa clamorosa sentenza.
In effetti a guardare i dati che sono stati di recente pubblicati dall’Istat la crisi economica potrebbe voler dire la creazione di 2,5 milioni di nuovi poveri in Italia. La Caritas parla di un aumento del 47% di persona che si sono rivolte alle mense dei poveri nel 2020. Nello stesso anno sono state messe all’asta 245.000 case, compresi ospedali e conventi, cosa mai accaduta prima d’ora. Circa il 15% della imprese lombarde, secondo i dati della camera di commercio di Milano e Brianza, sarebbero a forte rischio usura. E anche i dati sulla moratoria dei debiti, rilasciati a marzo dalla Banca d’Italia parlano di una situazione davvero complicata. “Sulla base di dati preliminari, al 29 gennaio sono pervenute oltre 2,7 milioni di domande o comunicazioni di moratoria, su prestiti per circa 300 miliardi. Si stima che, in termini di importi, circa il 95% delle domande o comunicazioni relative alle moratorie sia già stato accolto dalle banche, pur con differenze tra le varie misure; il 4% circa è stato sinora rigettato. Più in dettaglio, le domande provenienti da società non finanziarie rappresentano il 43% del totale, a fronte di prestiti per 190 miliardi. Per quanto riguarda le PMI, le richieste ai sensi dell’art. 56 del DL ‘Cura Italia’ (quasi 1,3 milioni) hanno riguardato prestiti e linee di credito per 153 miliardi. Le 60 mila adesioni alla moratoria promossa dall’ABI hanno riguardato oltre 17 miliardi di finanziamenti alle imprese. Le domande delle famiglie, invece, hanno riguardato prestiti per 96 miliardi di euro. Le banche hanno ricevuto oltre 200 mila domande di sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa, per un importo medio pari a circa 94 mila euro. Ecco allora che la legge licenziata dal governo Monti, che fu pensata per una situazione di crisi certo non paragonabile a quella attuale, dopo le modifiche apportate che saranno in vigore dal 1 settembre di quest’anno, potrebbe davvero essere un ancora di salvezza per moltissime famiglie in difficoltà.