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Serie A nuovo Eldorado fiscale per allenatori e star del calcio

Il contributo fiscale per le società di calcio professionistico peraltro va a finanziare per circa due terzi tutto lo sport italiano. I proventi per il resto del comparto sportivo (circa 50mila club o società di gestione di impianti) infatti raggiungono i 395 milioni (sempre con riferimento all’anno 2016). Da queste entrate totali – 1,3 miliardi – la legge di Stabilità per il 2019 che ha riscritto i perimetri di compentenze tra il Coni e la newco Sport e Salute, attinge appunto per sostenere questi due enti e di conseguenza tutta la filiera dello sport tricolore (precisamente con il 32% del prelievo, quota che per il 2019 ammonta a 468 milioni).

La parte principale di tassazione è costituita dalle ritenute Irpef sugli ingaggi (591 milioni nel 2016), mentre l’Iva assicura un gettito di 246 milioni, l’Irap di 63 milioni e l’Ires di 14 milioni (considerando le perdite di bilancio quasi strutturali per molti club).

In realtà, il reddito generato dal calcio professionisti nel 2016 ha oltrepassato il miliardo e mezzo di euro: per la precisione 1.452 milioni da lavoro dipendente e 55 milioni da lavoro autonomo e provvigioni.

Nell’ottica dell’Inps (qui il dato più aggiornato risale al 2017) gli sportivi professionisti (atleti o altre figure tecniche) sono in totale 7449. Nel calcio lavorano 3790 atleti e 3070 tecnici. Ben 368 hanno un reddito annuale imponibile ai fini previdenziali superiore ai 700mila euro. La maggior parte si colloca invece tra i 10mila e i 50mila euro di stipendio annuo (1.433) e nella fascia 100mila/700mila (905). È curioso come oltre i 700mila euro ci siano 55 tecnici del settore calcio e soltanto 2 atleti professionisti di altri sport (la legge sul professionismo sportivo la n. 91 del 1981 riguarda, oltre al calcio, il ciclismo, la pallacanestro e il golf).

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