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SPETTRO PATRIMONIALE, GLI INVESTITORI ITALIANI SI RIFUGIANO A DUBAI

Falcon Advice Daniele Pescara

Nel 2020 il 200% di richieste in più di fuga di capitali rispetto al 2019

Lo spettro di una patrimoniale fa scappare gli investitori italiani a Dubai. Il concretizzarsi, con il passare dei giorni, dell’attuazione di una misura patrimoniale invasiva per cercare di sanare le casse dello Stato a causa della crisi economico/sanitaria, spaventa molti italiani che decidono di rifugiarsi negli Emirati Arabi Uniti (EAU) per mettere al sicuro i propri risparmi.
A denunciarlo è la società Falcon Advice di Padova che opera negli EAU da anni supportando le aziende italiane nell’apertura di società a Dubai. Tassare la “forza del risparmio privato italiano”, così viene definito, andrebbe a colpire i patrimoni netti superiori ai 500mila euro (immobili inclusi) e questo come conseguenza dell’aumento del debito pubblico a causa delle misure di emergenza anti Covid-19 che porterà il rapporto debito/pil dal 135% attuale al 160% nel 2021.
“Gli italiani non stanno di certo a guardare – spiega il ceo di Falcon Advice Daniele Pescara – e tra le tante mete free tax zone dove destinare i propri risparmi la più gettonata rimane Dubai, molto amata dai nostri investitori. Le richieste da parte di imprenditori e privati interessati a tutelare il loro patrimonio dall’inizio dell’anno sono aumentate esponenzialmente. Incrociando i dati del 2020 abbiamo registrato un 200% di richieste in più rispetto al 2019, che si sono tramutati per noi in 140 milioni di dollari di investimenti italiani collocati all’estero. Perlopiù si tratta di grandi strutture, solvibili e indipendenti, che si possono permettere di decidere dove proseguire il proprio percorso imprenditoriale e/o produttivo. E il loro futuro non lo vedono più in Italia”.

Recentemente gli EAU hanno pubblicato l’elenco completo delle 122 categorie che possono  richiedere l’ottenimento della proprietà al 100% nel “midland” ai sensi della legge sugli investimenti diretti esteri (Fdi). L’elenco riguarda i settori più disparati: agricoltura, produzione, trasporto e immagazzinamento, ospitalità e servizi di ristorazione, informazione e comunicazione, scienze e tecnologia, assistenza sanitaria, formazione scolastica, arte e intrattenimento, costruzione.
Ma l’iter per trasferire i propri capitali a Dubai non è così semplice. “Non sempre gli investitori italiani sono ben visti negli Emirati Arabi Uniti – continua Pescara – La legge italiana, infatti, impone ai cittadini italiani residenti in Italia detentori di conti e/o investimenti esteri di segnalarlo all’Agenzia delle Entrate tramite la compilazione del modulo RW della dichiarazione dei redditi, anche se vengono depositati risparmi fuori dai confini nazionali. Per questo motivo è diventato molto complicato aprire dei conti correnti a Dubai.

La nostra società si occupa proprio di facilitare questo iter ma prima deve accertarsi circa la provenienza lecita dei fondi che devono essere correttamente dichiarati, pena la chiusura immediata di tutti gli account bancari. Con il “Common Reporting Standard” lo scambio automatico delle informazioni fiscali è comunque ormai esteso praticamente a tutti i Paesi del mondo”.
L’attuale situazione debitoria italiana è un déjà-vù che ricorda la Grecia del 2011. Secondo i dati elaborati dalla Falcon Advice è verosimile che entro quest’anno il numero delle aziende artigiane scenderà di almeno 300mila unità: “Vale a dire che il 25% delle imprese artigiane presenti in Italia chiuderà i battenti – conclude Pescara -. Si tratta di almeno sette miliardi di euro”.
Ed è per questo che molti italiani sono divenuti, ancor più in questo periodo, “globetrotter del fisco”, ammaliati dalle sirene della tassazione favorevole di Dubai, divenuta un hub per coloro che vessati dal fisco italiano e dallo spauracchio della patrimoniale, cercano di rifugiare i propri capitali nelle aree fiscali speciali.

FONTE:
https://www.khaleejtimes.com/business/local/uae-clears-100-ownership-rules

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