Solo negli ultimi sei mesi stanziato più del doppio dell’investimento medio annuo sostenuto dal 2010 a oggi. Italia comunque indietro rispetto alla media europea
Comunque finirà, il 2018 è già l’anno record degli investimenti in startup in Italia: 250 milioni in sei mesi. Il parziale delle operazioni è già almeno il doppio rispetto a agli investimenti fatti dal 2010, anno in cui si è cominciato ad analizzare questo mercato, ad oggi. Finora infatti gli investimenti in startup sono rimasti sempre sostanzialmente bloccati intorno ai 100 milioni l’anno, con la sola eccezione del 2016, quando se ne investirono 175.
Una crescita che, secondo gli operatori del settore, ha almeno due ragioni: la prima è che la nascita di nuovi veicoli di venture capital da parte dei principali fondi italiani ha fatto affluire nuovi capitali nelle aziende, e con un taglio medio più alto; la seconda, correlata alla prima, è che siamo davanti ad una normale evoluzione di un mercato che in Italia oggi, con i primi risultati dei fondi di investimento, può permettersi più fiducia e credibilità. Il calcolo, fatto da AGI raccogliendo informazioni dai principali fondi italiani e comunicati ufficiali di società e sgr, tiene conto di tutte le startup fondate in Italia e le società che hanno ancora una sede nel nostro Paese ma che negli anni hanno trasferito il proprio quartier generale all’estero. Tutto lascia intendere che questo cambio di passo sia destinato a proseguire ancora nel 2018, che potrebbe chiudersi con il primo mezzo miliardo, o giù di lì, investito in startup. E, anche se l’Italia rimane la nazione con il mercato del venture business tra i meno sviluppati delle grandi nazioni europee, i dati sono incoraggianti. Il nostro paese ha cominciato a recuperare terreno, ma gli altri mercati europei restano lontani, con i 4 miliardi investiti in startup in Gran Bretagna, i 2,8 miliardi in Francia, i 2,4 in Germania, il miliardo in Spagna.
Startup, nel 2018 ben nove investimenti in “doppia cifra”
Nei primi sei mesi del 2018 sono state ufficializzate 31 operazioni in startup italiane. Per la prima volta, ed è questo il dato che più spiega il cambio di passo, si è assistito ad un aumento consistente degli investimenti a doppia cifra. Nove di questi investimenti hanno tagli da 10, 20, 40 milioni di euro. E spesso si tratta di nuovi soldi da parte dei fondi che hanno finanziato startup su cui già avevano investito per permettere loro di continuare a crescere dopo il consolidamento. Queste startup più mature, che in Europa vengono chiamate scaleup, oggi in Italia, secondo un report di Mind The Brige, sono 170. Tra le società finanziate nel 2018 il record spetta a MoneyFarm, nata a Milano sei anni fa ma adesso di base a Londra, che a maggio ha chiuso ottenuto un investimento di 46 milioni di euro con un aumento di capitale sottoscritto guidato dal gruppo Allianz e dalla società di venture capital italiana United Ventures. Subito dopo Cuebiq, azienda che è l’evoluzione di una startup fondata in Italia, Beintoo, ma adesso negli Usa, che ha raccolto 27 milioni. Erydel, startup biotech milanese, ha raccolto 26 milioni. Medical Microinstrument, che produce a Pisa strumenti di microchirurgia robotica, ne ha raccolti 20, così come Coreview società milanese che ottimizza la gestione del pacchetto Office 365. Ma anche altre digital pure, come Brum Brum, rivenditore di auto online creato a Milano, che ha raccolto 10 milioni, così come Seco che lavora nella microelettronica e la media company milanese Freeda, e Depop, nata nell’incubatore di startup H-Farm di Treviso, oggi negli Stati Uniti. A questi si aggiungono altre 21 operazioni più piccole, che vanno da 0,5 milioni a 7 milioni, in startup spesso al loro primo round di investimento, oltre ad una serie di operazioni in equity crowdfunding che completano il quadro.
Fonte: AGI