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Studio, ricchezza in Italia in mano a sempre meno persone

(ANSA) – PISA, 12 OTT – La ricchezza in Italia è sempre più
in mano a una fetta esigua di popolazione mentre cala la
ricchezza media individuale. E’ una delle fotografie che emerge
dal seminario online promosso oggi dalla Scuola Normale di Pisa, “Ricchezza, ricchi e diseguaglianza in Italia”, organizzato
dalla classe di Scienze politico-sociali di Firenze. “Salvatore
Morelli dell’Università Roma Tre – riferisce una nota della
Normale – ha presentato i nuovi dati dello studio ‘The
Concentration of Personal Wealth in Italy 1995-2016’, realizzato
con Paolo Acciari e Facundo Alvaredo, secondo cui dal 1995 al
2016 i 50.000 italiani più ricchi hanno visto invece raddoppiare
la propria ricchezza netta media reale (da 7,6 a 15,8 milioni di
euro), passando dal 5,5% al 9,3% del totale. Al contrario, il
50% più povero degli italiani aveva nel 1995 l’11,7% della
ricchezza totale e appena il 3,5% nel 2016, corrispondente a un
calo da 27 mila a 7 mila euro delle ricchezza media
individuale”. Un altro studio, condotto da Giulio Marcon,
analizza invece la ricchezza in Italia attraverso 26 interviste
(anonime) a nomi dell’imprenditoria, della finanza, delle
professioni, sulla percezione che i ricchi hanno di sé, su come
usano la ricchezza, sulle disuguaglianze e sull’opportunità di
politiche redistributive. Gli intervistati tendono a
rappresentarsi come abili operatori economici con la percezione
di essere protagonisti dell’economia italiana, senza riuscire
però a guidarne la traiettoria.
    “La possibilità di una tassazione dei patrimoni – conclude la
Normale – registra, nella grande maggioranza degli intervistati,
una netta ostilità, mentre qualche apertura incontra la
possibilità di un aumento delle imposte di successione,
introducendo criteri di progressività. C’è una sottovalutazione
della gravità delle disuguaglianze e sembra sfuggire ai ricchi
italiani che la ricchezza non è disgiunta dalla povertà. Emerge
infine il rapporto problematico con lo Stato e la politica, un
rapporto di apparente estraneità, in cui lo Stato è percepito
soprattutto come una minaccia in termini di carico fiscale e la
politica viene considerata responsabile dei problemi del Paese”.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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