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Tassi negativi, teniamo a freno l’eccesso di fiducia

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C’è un avvertimento, appena lanciato dal Fondo monetario internazionale, di cui certamente occorre tener conto al momento di investire: le politiche monetarie fortemente accomodanti hanno un ruolo meritorio nel contrastare il rallentamento congiunturale, tenere lontana la crisi finanziaria e sostenere l’economia; ma, al tempo stesso, creano per il futuro nuovi elementi di vulnerabilità nel sistema finanziario internazionale.

Occhio all’azzardo morale
In giro per il mondo, infatti, oggi, vi sono 15 mila miliardi di bond che hanno rendimenti negativi: un fatto che spinge chi investe a prendere più rischi del necessario, mentre perfino i fondi pensione e le compagnie assicurative non sanno bene cosa fare e vedono ridursi il loro ruolo naturale di stabilizzatori del mercato. Quando si investe, occorre dunque tenere la guardia alta e fermarsi a riflettere un minuto in più, anche per non essere vittime di quelle che il premio Nobel Robert Shiller chiama “epidemie narrative”.

Le sviste dell’inconscio
Ma occorre difendersi anche dai propri atteggiamenti irrazionali e dalla tendenza istintiva a ricorrere alle scorciatoie mentali. Ai trabocchetti che ci tende l’inconscio, infatti, sono in pochi a resistere. Per esempio, una volta fu chiesto a uno dei padri della moderna teoria di portafoglio, Harry Markowitz, come avesse allocato il proprio conto previdenziale. E la risposta fu: «Avrei dovuto calcolare le covarianze passate delle diverse classi di attivi e tracciare una frontiera efficiente. Invece, ho diviso i miei contributi in egual misura tra azioni e obbligazioni». Non è che di per sé una suddivisione 50% e 50% tra azioni e obbligazioni sia errata, ma se l’allocazione iniziale non viene mai modificata nel tempo, la combinazione di attività del portafoglio finisce per dipendere dai soli tassi di rendimento.

Per spiegare di che natura siano gli abbagli del comportamento nei quali si incappa con maggiore frequenza Bankitalia, in collaborazione con la facoltà di Psicologia di Ca’Foscari di Venezia, ha elaborato un menù degli errori più comuni, con dei video che verranno presentati prossimamente nel portale di educazione finanziaria della Banca centrale. Tra questi c’è anche la trappola della diversificazione ingenua che abbiamo appena visto, quella cioè che ci porta a considerare solo la numerosità dei titoli in cui investiamo i nostri risparmi e non anche il legame che esiste fra loro e come varia nel tempo il loro rendimento.

Un’altra insidia è rappresentata dal cosiddetto effetto dotazione, cioè l’attitudine ad attribuire a un bene di cui già disponiamo un valore superiore a quello che saremmo disposti a pagare per acquistare quello stesso bene. Tra i tic più diffusi c’è poi la preferenza per il presente e la tendenza a sottovalutare il futuro: è classica, ad esempio, la sottovalutazione, da parte di chi è giovane, dell’importanza delle scelte in campo previdenziale o di come vengono realizzate le coperture assicurative. Senza contare gli effetti della contabilità mentale, ovvero la tendenza a non considerare gli euro tutti uguali ma a valutarli diversamente in funzione della loro provenienza, del modo in cui li conserviamo e li spendiamo.

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