Le chiusure anti-contagio tagliano del 3,4% il valore aggiunto delle manifatture nazionali. Più penalizzati i settori tessile, macchinari e autoveicoli. La sola contrazione tedesca taglierà dell’8% la metallurgia e del 6% la gomma-plastica
di Davide Colombo
La quantificazione dell’impatto dei lockdown degli altri paesi sul commercio estero dell’Italia arriva con la Nota mensile di aprile, appena diffusa, ed è stata effettuata partendo dalle previsioni del Fmi sulla contrazione del Pil mondiale ipotizzando una riduzione della stessa entità della domanda finale interna di ciascun paese.
I settori più colpiti: abbigliamento e metallurgia
A patirne di più sono naturalmente i settori più aperti al commercio internazionale e più rilevanti per il modello di specializzazione italiano: tessile-abbigliamento-pelli (-4,1%), apparecchi elettrici (-4,0%), macchinari (-3,8%), autoveicoli (-3,7%). Meno peggio andrebbe per alimentari e bevande (-1,9%). Nel complesso – si legge nella Nota – questi cinque settori sono quelli maggiormente esposti alla caduta della domanda proveniente dagli altri paesi ed essi da soli “contribuirebbero alla perdita totale di valore aggiunto con 1,6 punti percentuali, pari a quasi la metà della caduta dell’intero comparto manifatturiero”. In particolare la contrazione della sola economia tedesca incide in misura maggiore sul valore aggiunto dei comparti della metallurgia (8 decimi di punto), della chimica, degli autoveicoli e degli apparecchi elettrici (per 7 decimi di punto), della gomma e plastica (6 decimi).
Doppio effetto dal calo della domanda estera
L’analisi è stata effettuate a partire dall’integrazione tra le tavole simmetriche branca per branca di fonte Istat per l’Italia (componente interna, con anno di riferimento 2017) e i dati del World Input-Output Database (WIOD) che contengono informazioni sulle relazioni fra settori produttivi per 40 paesi e 56 settori riferite al 2014. Il calo della domanda estera ha un effetto diretto sul valore aggiunto italiano per le minori importazioni di beni per uso finale dall’Italia e un effetto indiretto derivante dal calo di attività economica all’estero che agisce attraverso una riduzione dell’importazione di beni intermedi prodotti in Italia.
Social mood sull’economia ancora in calo
In aprile i segnali derivati dai tweet giornalieri analizzati per tastare il polso dei consumatori sulle prospettive economiche hanno mostrato una decisa prosecuzione dell’orientamento negativo avviatosi dal 18 febbraio. Solo negli ultimi giorni di aprile si è manifestata una prima attenuazione, segnala Istat, che nella Nota conferma come in marzo le misure di contenimento dell’epidemia in Italia e nei principali paesi partner commerciali hanno avuto effetti negativi sugli scambi con l’estero del Paese.