CITIZENSIDE / STEFANO RONCHINI / Citizenside
Una manifestazione di clienti della Popolare di Vicenza
C’è chi se lo aspettava e pensa che, sia pur rapidamente, occorra riscrivere il provvedimento per porre fine a una vicenda che si trascina ormai da due anni e chi invece ne fa una battaglia “culturale contro questa Europa” e contro “la cultura neoliberista”: quella dei risparmiatori che hanno perso i loro risparmi nel crac delle banche venete.
Il nuovo rinvio del provvedimento, che dovrebbe far arrivare 1,5 miliardi di euro a persone come gli ex soci delle banche venete, trova accoglienze diverse nel mondo di associazioni che riunisce queste persone. Da un lato ci sono gli ‘oltranzisti’, come l’avvocato Andrea Arman del Coordinamento Banche Popolari Venete ‘don Enrico Torta’ e Luigi Ugone di ‘Noi che credevamo nella Popolare di Vicenza’: ci sono anche fra loro gli ‘ispiratori’ della versione del provvedimento che piace al Movimento 5 Stelle. Dall’altro invece c’è un gruppo di associazioni che riteneva buona la precedente versione di dicembre, che ha un punto di riferimento in Rodolfo Bettiol, avvocato e già professore di Procedura penale all’università di Padova.
“Siamo fiduciosi che questo governo abbia il coraggio di invertire la rotta neoliberista”, attacca Arman, secondo cui a Bruxelles “non vogliono che passi il principio che i cittadini con le loro proteste si possano riprendere i soldi che la finanza gli ha tolto”. Per lui un punto cruciale è che la norma non sia da valutare secondo le regole del diritto bancario, perché la responsabilità di quanto successo non è solo di banche come le ex Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
“C’è anche un tema degli organi di controllo, della Bce e ci sono responsabilità politiche del governo Renzi e della commissione con Margrethe Vestager. Non c’è solo una banca che ha imbrogliato: attraverso questo procedimento stanno cercando di scaricare le responsabilità”, sottolinea al telefono con AGI Arman, che rimane dell’idea “che i risparmiatori, che sono specialmente i vecchi soci, debbano essere risarciti senza proiettarli dentro un inferno burocratico di commissioni”.
“Arman e Ugone non vogliono capire il punto”, replica l’avvocato Bettiol. “Secondo loro dovrebbe esserci un risarcimento da parte dello Stato perché ha una responsabilità, ma questa dovrebbe prima essere dichiarata da qualche sentenza. Il fondo che è stato stanziato (che vale 1,5 miliardi, ndr) risponde ad altre esigenze, come quelle perequative di fronte a un fenomeno che è stato di massa”. E se Arman vede come fumo negli occhi qualunque tipo di valutazione su chi abbia diritto ai rimborsi, per Bettiol invece “allo stato attuale ha diritto a essere rimborsato chi si trova in situazioni particolari, come quella del misselling” (le vendite fraudolente di titoli senza troppe spiegazioni, ndr).
“Serve dunque un accertamento arbitrale, che non è la fine del mondo, anche perché c’è l’inversione dell’onere della prova”, continua. “Che il provvedimento si bloccasse nuovamente me lo aspettavo, perché hanno fatto una legge che è una schifezza”, ribadisce Bettiol, che punta il dito contro il Movimento 5 Stelle. “Tria non vuole firmare i decreti per non entrare in confitto con l’Ue e anche per evitare che i cittadini che magari oggi si vedremmo attribuito un rimborso debbano poi restituirlo”. Il suo auspicio, dunque, è che “sia emanato un decreto legge che riscriva un provvedimento scritto male e chiude una vicenda che si sta tirando avanti da due anni”.
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