Ahmad GHARABLI / AFP
Matteo Salvini in Israele (Afp)
“La Tav va assolutamente fatta, anche perché costa più non farla che farla”. Così parlo Matteo Salvini il 24 gennaio ai microfoni di ‘Povera Patria’. Un’affermazione che, sottoposta a fact-checking, ci è sembrata del tutto verosimile. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, non ha ancora inviato agli alleati di governo il contenuto dell’analisi costi-benefici che ha commissionato per prendere una decisione sull’infrastruttura che divide la maggioranza. Ma, scrive La Stampa, alcuni leghisti hanno avuto la «fortuna» di consultarla, constatando che non sta in piedi. Vengono ipotizzati costi che non esistono o sono presunti: aumenti dell’Iva, mancate entrate di accise su carburanti, mancati pedaggi autostradali”.
I numeri del Carroccio
Questi numeri, spiega il quotidiano di Torino, contraddicono l’analisi che il Carroccio ha commissionato ai professori della Bocconi Roberto Zucchetti e Lanfranco Senn e ad Andrea Boitani della Cattolica di Milano. Innanzitutto, viene smentita la cifra di 20 miliardi di costi dell’opera fornita da Toninelli: “Il tunnel vale 8,6 miliardi, l’intera realizzazione non più di 14, di cui 4,6 a carico dell’Italia”.
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E i costi di un no alla Tav? Si parla di “20,3 miliardi” di “mancati benefici socio-economici dovuti al blocco temporaneo o definitivo dei cantieri” e di “effetti negativi immediati tra 2,9 e 4,2 miliardi a seconda delle voci considerate: i fondi da restituire a Francia ed Europa per i 65 chilometri di sondaggi e i 25 di gallerie già scavati (900 milioni), i costi per mettere in sicurezza le aree di cantiere (sette anni di lavori per circa 280 milioni cui aggiungerne altri 100 per la sorveglianza da parte delle forze dell’ordine), e ancora i contratti da rescindere. Infine ci sono i costi (tra 1,4 e 1,7 miliardi) per mettere a norma l’attuale tunnel del 1871, una galleria di 14 chilometri senza una sola uscita di sicurezza, dove potrebbero passare 94 treni al giorno ma ne sono autorizzati solo 38 perché gli standard europei non sono rispettati”.
Toninelli, prosegue La Stampa, vorrebbe che il governo andasse in Parlamento con una mozione unitaria sulla Tav. La Lega è contraria ma non intende nemmeno votare quelle presentate da Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Insomma, Salvini – come sempre – non intende cercare la rottura ma cercherà di dare un segnale forte sulla posizione del suo partito. Per questo motivo il ministro dell’Interno, leggiamo ancora sul quotidiano, “ha confermato che in settimana andrà a Chiomonte. Deve ancora essere fissata una data, ma la sua presenza al cantiere della Tav è una sfida chiara al M5S sulla base dei numeri che sono stati elaborati dai «suoi» tecnici”.
La replica del M5s
“I conti” sulla Tav “che ha fatto Salvini, quando ci prenderemo un caffé, glieli chiederò anch’io perché non corrispondono a quelli effettivi”, replica il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli a Mattinocinque.
“Mi sono rotto le scatole di sentirmi dire che io e il M5S blocchiamo i cantieri. Non abbiamo bloccato nessun cantiere”, aggiunge, “stiamo valutando l’analisi costi/benefici. Con Salvini ho ottimi rapporti, ci metteremo a tavolino e prenderemo una decisione”.
Sulla Tav “l’analisi è piu’ complessa di quello che si vuole fare credere. Che l’opera possa aumentare i flussi commerciali tra Italia e Francia è difficile da dimostrare attraverso delle proiezioni”, ribatte a sua volta il sottosegretario M5S alla Pubblica Amministrazione, Mattia Fantinati, in un’intervista alla Stampa. Fantinati ha spiegato che l’analisi costi-benefici “è pronta ma va discussa con tutte le parti in causa, anche con la Francia”.
L’opera “personalmente non la trovo prioritaria”, ha premesso Fantinati, “ma spetta al ministro Toninelli, una volta esaminate tutte le carte, stabilire se procedere o meno”. “Per un’opera di cui si parla da trent’anni, non penso che sia un problema prendersi ancora qualche settimana di discussione e confronto”, ha osservato.
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