Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco (imagoeconomica)
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Non fornisce numeri ma elenca tutti i rischi al ribasso per la crescita economica, lasciando chiaramente intendere che serve una visione di medio termine che nel 2020, ma più ancora nel 2021 e nel 2022 l’Italia continui a galleggiare nel mare della stagnazione.
Bene il dividendo della stabilità politica, ma non basta
Però da Brescia, terra nella quale gli interlocutori privilegiati sono i piccoli e medi imprenditori italiani, il Governatore della Banca d’Italia ribadisce che, è vero, i mercati finanziari stanno per il momento beneficiando del dividendo del calo dell’incertezza politica. Ma uno spread sceso anche al di sotto dei 140 basis point rimane pur sempre il doppio di quello registrato dai titoli di stato decennali di paesi come la Spagna o il Portogallo, mentre l’inflazione di fondo e quella di medio periodo in Italia restano su livelli assai contenuti.
I rischi della sindrome cinese
Il tutto in una fase delicata nella quale ai vecchi problemi si aggiunto lo spettro – ancora non quantificabile nei suoi effetti globali – del coronavirus e del suo impatto sulla crescita cinese e su quella mondiale. Si tratta di problemi con i quali chi è chiamato a gestire il territorio dovrà misurarsi, se vuole davvero riattivare la crescita economica. Così come dovrà gestire un’epoca di bassi tassi d’interesse destinata a durare a lungo.
Fronteggiare il contagio economico
Poi, il responsabile di Banca d’Italia spiega che questo contagio economico va fronteggiato, sia da coloro che sono al governo oggi, sia da quanti potranno andare al governo domani. E va fronteggiato con una visione che vada al di là di un orizzonte di breve termine ma guardi al futuro rilanciando riforme e investimenti, unica terapia per far fronte a un ristagno che potrebbe durare a lungo. Sul versante bancario, ad esempio, con la costituzione dei due nuovi gruppi cooperativi si vede che il processo di concentrazione è proseguito. Alla fine del 2008, data della prima crisi finanziaria globale, i gruppi erano 81 e le banche individuali 499; oggi i gruppi sono 59.
Nel credito serve più efficienza
Quanto ai dati sulle attività finanziarie delle famiglie, oggi appaiono largamente inferiori alle cifre che circolano nelle inchieste sociologiche. Le attività finanziarie delle famiglie ammontano oggi a circa 4.400 miliardi, un valore che è ancora elevato in confronto ai paesi dell’Europa continentale ma che è nettamente inferiore a quanto registrato nel Regno Unito e negli Usa: un terzo della ricchezza delle famiglie è investito in depositi e circolante, un terzo in strumenti del risparmio gestito, un terzo in azioni e obbligazioni. Tassi d’interesse elevati con un’inflazione molto bassa implicano necessità di maggiore efficienza bancaria. La crescita economica dovrà quindi essere finanziata, adesso e negli anni successivi. Per il nostro paese esistono insomma problemi “larghi”, bipartisan, diremmo oggi in politichese, che dovranno essere gestiti, adesso e negli anni a seguire.