Sono fortissimi gli elementi di incertezza, indotti dall’unicità della situazione per la quale manca un precedente storico cui riferirsi
di Nicola Barone
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«Le previsioni macroeconomiche si collocano in un intervallo accettabile, definito dalle diverse stime del panel». In audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def, il presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio Giuseppe Pisauro spiega che l’authority ha validato il quadro tendenziale tracciato dal governo. «Occorre tuttavia tener conto che questi intervalli sono dilatati dai fortissimi elementi di incertezza, indotti dall’unicità dell’evento pandemico per il quale manca un precedente storico su cui fare riferimento».
Gli scostamenti tra le previsioni
Per l’Upb da ciò « consegue un grado di aleatorietà straordinariamente elevato sulle prospettive di breve periodo e un’estrema variabilità che circonda le previsioni macroeconomiche, in quanto gli scostamenti tra le previsioni del panel sono i più elevati mai registrati nella storia dell’Upb: lo scarto tra estremo superiore e inferiore delle previsioni sul Pil del panel è superiore ai tre punti percentuali per quest’anno e a due per il prossimo».
Incertezza senza precedenti
Nel medio termine l’economia italiana appare circondata «da una incertezza senza precedenti» e «rischi prevalentemente orientati al ribasso». Pericoli sanitari di una «ulteriore recrudescenza dell’epidemia Covid-19; rischi di un più marcato deterioramento del contesto internazionale; rischi di nuove tensioni finanziarie quando si allenteranno gli stimoli fiscali e monetari». In audizione non si manca di ricordare che le stime del governo si basano sulla «ripresa dell’attività a partire da maggio e nessuna recrudescenza dell’epidemia: questa previsione ha un rischio molto rilevante».
L’emergenza giustifica lo scostamento
«L’esistenza delle circostanze eccezionali connesse con l’emergenza Covid-19 giustifica la richiesta di spazi aggiuntivi per fronteggiare le ulteriori necessità del 2020», secondo Pisauro. «Il Governo richiede l’autorizzazione a modificare il profilo di finanza pubblica, dal momento che è necessaria l’adozione di ulteriori misure non solo per l’anno 2020, ma anche per quelli successivi, per contrastare le ripercussioni sul sistema sociale e sul tessuto produttivo che potrebbero non esaurirsi nell’anno in
corso».
Stop Iva non dà nuovi spazi ma conti più credibili
La scelta di eliminare le clausole Iva rende «più trasparente e credibile» il quadro di finanza pubblica. In particolare «il disavanzo e il debito che si creano come conseguenza della disattivazione delle clausole non corrispondono a uno spazio costituito per nuove politiche ma di fatto riflettono la dinamica delle politiche adottate in passato». Serviranno quindi «scelte di priorità» per garantire la graduale riduzione del debito
«seppure in un ambito di stabilizzazione dell’economia».