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Web tax in panne, rischio “buco” da 150 mln per le casse dello Stato

Web tax in panne: all’appello, per la piena operatività della tassa sulle transazioni digitali mancano ancora le regole attuative, frenate anche dal mancato accordo in Europa sulla tassazione dei giganti del web. Il termine del 30 aprile è scaduto nel silenzio del legislatore, ma l’inerzia di Mef, Mise, dell’Agenzia dell’Italia digitale e delle Authority sulla privacy rischia di creare un “buco” da 150 milioni di euro nei conti del 2019, che si allarga a 600 mln di euro l’anno a regime. La nuova tassa, dopo il restyling previsto dalla manovra 2019 della norma già introdotta per il 2018 e mai attuata, prevede un’aliquota del 3% per le aziende con oltre 750 milioni di ricavi di cui almeno 5,5 milioni da servizi digitali in Italia.

In attesa del decreto attuativo
Per essere riscossa la web tax ha bisogno di un decreto attuativo del ministero dell’Economia di concerto con lo Sviluppo economico, sentito il Garante per la privacy e l’Agid. Il termine per emanare il provvedimento era fissato appunto in 4 mesi dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, ma le indicazioni contenute nel decreto, che renderebbero pienamente operativa la web tax, si applicherebbero poi dal «sessantesimo giorno» dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Gettito di 600 mln dal 2020
La norma contenuta nella manovra 2019 prevede anche una relazione annuale del Mef sui risultati e un capitolo ad hoc da inserire nella nota di aggiornamento al Def che il Governo predispone per fine settembre. Lo slittamento del provvedimento rallenta quindi ulteriormente l’applicazione della misura, dalla quale erano attesi incassi per 150 milioni quest’anno e 600 milioni l’anno a partire dal 2020.

«Riflessione tecnica» al Mef
A inizio aprile il direttore del dipartimento delle Finanze del Mef, Fabrizia Lapecorella, aveva spiegato che era in corso «una riflessione tecnica» per cercare «di tenere conto delle implicazioni del fallimento dell’accordo europeo all’Ecofin» dello scorso marzo per procedere con una web tax europea, rimandando all’Ocse il compito di lavorare alla tassazione delle imprese digitali, lavoro che si dovrebbe concludere nel 2020.

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