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A Londra c’è stata una grossa manifestazione per chiedere di restare nell’Unione europea 

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Ik Aldama / dpa Picture-Alliance
 

Brexit, la manifestazione di Londra del 23 marzo 2019

Una folla sterminata è scesa nelle strade di Londra per chiedere un secondo referendum sulla Brexit. Nella capitale britannica non si vedeva così tanta gente dai tempi delle marce contro la guerra in Iraq, nel 2003. E intanto la petizione on-line per chiedere che il governo fermi la Brexit è arrivata a 4 milioni e mezzo di firme.

Mentre il governo appare sempre più nel caos: è spuntato un documento segreto in cui emergono tutte le sue inquietudini in caso di una Brexit senza accordo, un’opzione ancora sul tavolo. Le autorità si preparano ma riconoscono che il caos è dietro l’angolo, che la fase critica potrebbe durare fino a tre mesi e sono pronti a uno scenario-apocalisse (stop nei trasporti, penuria di cibo e farmaci, persino di carta igienica).

Convocati dalla piattaforma civica ‘Peoplès Vote’, sono scesi in piazza i britannici che non perdono la speranza di rimanere dentro l’Unione Europea (arrivati in treno o pullman dai quattro angoli del Paese) e tanti lavoratori immigrati europei. Secondo gli organizzatori la marcia, convocata sotto lo slogan “Put it to the people march” (Fai scegliere la gente) ha raccolto più di un milione di persone nel centro della capitale britannica.

Una folla impressionante ha invaso le strade. I manifestanti sono partiti da Park Lane e hanno attraversato la città fino dinanzi al Parlamento britannico dove la prossima settimana è previsto che i deputati si pronuncino per la terza volta sull’accordo Brexit della premier, Theresa May: chiedevano al governo di dare l’ultima parola al popolo sull’accordo o addirittura ribaltare la Brexit.

Tra i politici presenti, alcuni hanno parlato. Il ‘numero due’ del Partito laburista, Tom Watson, ha detto “Siamo un milione” e ha aggiunto di essere li’ per conto della figlia di 10 anni: “Mi ha detto di ringraziarvi per la campagna per il suo futuro”. Erano presenti anche la premier della Scozia e leader degli indipendentisti dell’Snp, Nicola Sturgeon, l’ex vicepremier Tory, Michael Heseltine, il sindaco di Londra, il laburista Sadiq Khan. Presenti anche i membri del nuovo gruppo indipendente creatosi in Parlamento, deputati Labour e Tory come Chuka Umunna o Anna Soubry.

E intanto crescono le firme sulla petizione online per chiedere al governo di abrogare l’articolo 50 del trattato di Lisbona e annullare la Brexit. Non si è mai vista una petizione di questo tipo con cosi’ tante firme ed ora è attesa la risposta dell’esecutivo mentre il Parlamento valuta se sottoporre la questione a un dibattito.

Dopo che il Consiglio europeo ha avvertito il Regno Unito che concederà solo una breve proroga, fino al prossimo 22 maggio, se prima del 29 marzo Westminster approverà l’accordo, May lavora in quella direzione; ma ha avvertito, in una lettera ai deputati, che il terzo voto (dopo le due sonore precedenti bocciature) potrebbe non esserci se si renderà conto che le manca il necessario sostegno.

Se questo piano fallisce, allora il Paese dovrà decidere entro il 12 aprile se, come chiede la petizione, revocare l’articolo 50, se convocare un nuovo referendum o chiedere una proroga più lunga che costringerebbe il Regno Unito a partecipare alle elezioni al Parlamento europeo, a fine maggio. Bruxelles permettendo.

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