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Notre Dame
Fanno impressione le foto del tetto collassato a terra sul pavimento di Notre-Dame, sotto la navata centrale, e la Cattedrale spoglia, arsa dal fuoco. Sulle prime pagine tiene ancora banco il rogo di Parigi. E gli accenti sono diversi.
“Quindici anni per rinascere” è il titolo d’apertura de la Repubblica mentre Macron promette che “ce la faremo in cinque”, “per averla nuova ma non identica”. “Notre-Dame risorgerà” titola il Corriere riportando l’impegno preso dal Presidente francese. Il Giornale titola “Il segno della Croce” sopra la foto del legno accatastato e annerito sul pavimento con lo sfondo, appunto, la croce sull’altare che ha resistito alle fiamme. Ma se “il mondo è sconvolto”, per Il Foglio “Notre-Dame è ancora lì”. Una cosa appare certa, però: “Il primo allarme ignorato. E il nuovo tetto non sarà in legno” riporta Il Fatto.
Nella prima gara di solidarietà che guarda alla ricostruzione della Cattedrale “com’era”, la cifra raggiunta è di circa un miliardo, proveniente in gran parte dal mondo del lusso. Mentre ci si interroga ancora sul “Perché è successo?” come chiede la Repubblica, che di quesiti ne pone una serie. E si appuntano sui “23 minuti di ritardo” tra il primo e il secondo allarme, sul momento in cui i pompieri sono intervenuti (“Poco dopo le 19 però l’operazione è già a pieno regime con la mobilitazione di 374 pompieri e 68 mezzi, tra cui 11 autocisterne. Altri 162 vigili del fuoco sono arrivati da fuori Parigi”), da dove si è sprigionato l’incendio, su “quante persone c’erano sul cantiere”, sul “perché non è stata salvata la guglia” e infine se ora “Notre-Dame è fuori pericolo?”.
Sempre sul piano delle responsabilità, il Corriere della Sera, raccoglie la testimonianza Paolo Vannucci, un lucchese che insegna Meccanica delle strutture all’Università di Versailles dal 1995 e che “sapeva da anni che il disastro di Notre-Dame poteva accadere, esattamente nel modo in cui è avvenuto”.
“E con un report lo aveva comunicato per tempo alle autorità francesi, che però —racconta al Corriere —’non hanno mai risposto’”. “Dopo gli attentati in Francia, il Centro nazionale di ricerca scientifica di Parigi lancia un appello per progetti di carattere scientifico a tema terrorismo” racconta il quotidiano milanese e Vannucci mette “su un’equipe”.
“Ma negli studi s’imbatte in un’altra scoperta: Notre-Dame è a forte rischio incendio. ‘Il 20 aprile 2016 facciamo un sopralluogo. Ci fanno entrare nelle combles, la carpenteria di legno sotto il tetto, e lì ci rendiamo conto immediatamente che c’è un pericolo enorme, palese: le capriate di legno del tredicesimo secolo sono difficili da raggiungere da eventuali soccorsi. In più, tutto quel legno è sormontato da un tetto di piombo di 210 tonnellate che in caso di incendio, pensiamo subito, si sarebbe fuso rapidamente impedendo lo spegnimento sia dall’interno che dall’esterno. Una volta partito, non si poteva fermare’”.
Tre anni dopo è andata come nelle peggiori previsioni ma l’incendio si poteva evitare “con un sistema di spegnimento automatico interno. Come quelli nelle camere d’albergo”.
E su ’”l’allarme ignorato e soccorsi in ritardo” si concentra anche Il Giornale che scrive del “dossier italiano che avvisava Parigi”, quello di Vannucci raccontato anche dal Corriere, elencando anche la catena di errori legati all’incendio: “Pompieri in campo dopo 77 minuti, poche bocchette, scale corte e carico d’acqua ridotto per non danneggiare la struttura. E sotto accusa finisce pure il sistema di sorveglianza”.
E sempre sulle cause si appunta anche l’attenzione de Il Fatto, che scrive: “’Non c’è nulla che faccia pensare a un gesto volontario’, ha detto ieri il procuratore Rémy Heitz. (…) Sulle cause dell’incendio ancora non è stata fatta luce. ‘Il lavoro si annuncia lungo, complesso e tecnico’. (…) Smentita almeno per ora che la scintilla sia partita dal telaio, la ‘foresta’, un intreccio di travi in legno di quercia. Già durante la notte una decina di operai che lavorano con le cinque imprese impegnate sul cantiere sono stati interrogati. Al momento dell’incendio, il cantiere era vuoto. Gli operai lo avevano lasciato alle 17.30”.
E sul fatto che la Cattedrale fosse o meno protetta, “il responsabile della comunicazione di Notre-Dame, André Finot, ieri ha assicurato che il sistema anti-incendio ha funzionato bene. Ha anche segnalato che qualche giorno fa i pompieri avevano fatto un’esercitazione anti-incendio e che erano pronti”. “Allora, perché il primo allarme è stato ignorato?” si chiede il giornale. “Sul piano tecnico è però ‘molto complicato e costoso – ha detto ancora Finot – attrezzare questi edifici antichi con dispositivi automatici di spegnimento del fuoco’. Vi sarebbero problemi ‘architettonici’”.
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