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Addio a Limbaugh, icona radio conservatrice Usa

(di Claudio Salvalaggio)

WASHINGTON – Addio a Rush Limbaugh: il conduttore radiofonico più popolare d’America, una delle voci più influenti e pagate ma anche controverse del mondo conservatore americano, è morto all’età di 70 anni per un cancro ai polmoni. Ne ha dato l’annuncio la moglie Kathryn Rogers all’inizio del suo show omonimo, in onda dal 1988. “Era un gigante gentile, un uomo straordinario, brillante, generoso e coraggioso.  Nonostante fosse uno degli uomini più riconosciuti e potenti al mondo, Rush non ha mai lasciato che il successo cambiasse il suo cuore o le sue convinzioni”, lo ha ricordato.

   Ma per il mondo liberal era una sorta di ‘uomo nero’ che concentrava tutto il peggio della destra: razzismo, sessismo, omofobia, xenofobia. La diagnosi del tumore risale allo scorso febbraio. Il giorno dopo Donald Trump, uno dei suoi fan più affezionati insieme a Ronald Reagan, lo sorprese premiandolo al discorso sullo Stato dell’Unione con la medaglia della libertà, il più alto riconoscimento civile conferito negli Stati Uniti. “E’ il più grande combattente e vincente che esista”, lo elogiò il presidente, il cui stile incendiario e politicamente scorretto deve sicuramente più di qualcosa a Limbaugh.

   Il conduttore radio per certi versi ha anticipato Trump, senza mai però passare al mondo della politica e preferendo condizionarla dal suo potente pulpito, da cui per oltre 30 anni ha dettato la linea ogni giorno a milioni di ascoltatori. Una carriera fulminante, decollata quando sotto Reagan nel 1987 fu cancellata la Fairness Doctrine, una sorta di par condicio per i media che dovevano dare pari tempo a visioni contrastanti. Una mossa che, grazie anche alle nuove tecnologie satellitari, gli consentì di fare breccia nel mondo radiofonico: nessuno meglio di lui seppe approfittarne, vendendo un punto di vista conservatore con spacconeria e insulti, con tanto di nomi e cognomi dei suoi nemici. Uno stile irruento che gli attirò le critiche della sinistra ma che piacque alla destra. “So che i liberali ti chiamano l’uomo più pericoloso d’America ma non preoccuparti, erano soliti dire le stesse cose anche di me, continua il tuo buon lavoro”, gli disse Reagan nel 1992. L’anno dopo Limbaugh era già nella National Radio Hall of Fame, mentre crescevano i suoi fedelissimi, che si definirono ‘dittoheads’ perché concordavano sempre e comunque con lui. In quegli anni, tra il ’92 e il ’96, tenne anche uno show tv ma senza il successo riscosso alla radio. Nel 1994 contribuì all’ascesa come speaker della Camera del deputato Newt Gingrich, uno che non si faceva scrupoli a mettere da parte il rispetto in nome del successo elettorale, e alla conquista del Congresso da parte dei repubblicani.

   Tra i suoi nemici, entrambi trattati con aperto disprezzo, prima Bill Clinton e poi Barack Obama, deriso come “Halfrican American”. Ma nel mirino dei suoi attacchi quotidiani c’erano gli attivisti a favore dei neri, dei gay, dell’aborto, degli homeless, dei diritti degli animali, dell’ambiente, le vittime dell’Aids, le femministe, ribattezzate “feminazis”. La sua ostilità per la comunità Lgbt non gli impedì però di ingaggiare Elton John per cantare al suo quarto ed ultimo matrimonio.

Fonte Ansa.it

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