(Filippo Cicciù) (ANSA) – ISTANBUL, 27 OTT – La data precisa dovrebbe essere
resa nota solo la prossima settimana, ma l’Iran ha annunciato
che tornerà al tavolo delle trattative sul nucleare a Vienna
dopo uno stallo durato dal giugno scorso, quando alla presidenza
iraniana è stato eletto il falco Ebrahim Raisi.
“Abbiamo trovato un accordo per riprendere il negoziato entro
la fine di novembre” ha scritto su Twitter il vice ministro
degli Esteri e capo negoziatore di Teheran Ali Bagheri, dopo
aver incontrato a Bruxelles il segretario generale del servizio
di azione estera dell’Ue Enrique Mora. Nessuna conferma
ufficiale, per ora, dalla Ue. Un portavoce della Commissione,
interpellato dall’ANSA, ha detto che l’Unione “come sempre
annuncia ogni imminente riunione a Vienna quando è appropriato
farlo. Non c’è nulla da annunciare per ora”. Fonti europee
spiegano come qualsiasi summit può essere annunciato solo se
tutti i partecipanti sono informati e hanno concordato una data.
E ciò non è ancora avvenuto.
Il tweet del capo negoziatore iraniano apre comunque uno
squarcio di luce nel clima cupo dei rapporti tra la Repubblica
islamica e l’Occidente che sembra regnare da quando Raisi ha
preso le redini del governo a Teheran. Dallo scorso aprile,
l’Iran aveva partecipato alle trattative per riportare gli Usa
all’interno dell’accordo siglato nel 2015 con Russia, Francia,
Cina, Regno Unito, Germania e Unione Europea. Ma i colloqui si
erano interrotti proprio a giugno dopo l’elezione del nuovo
presidente ultraconservatore.
L’accordo trovato nel 2015 prevede un impegno da parte
dell’Iran a limitare l’arricchimento dell’uranio e permettere
ispezioni sul suo programma nucleare in cambio della rimozione
delle sanzioni da parte di Unione Europea e Usa. Ma nel 2018
l’allora presidente americano Donald Trump scelse di ritirare
gli Stati Uniti e di imporre nuovamente sanzioni economiche
all’Iran, sostendo che l’accordo non era riuscito a limitare
realmente il potere nucleare di Teheran e la sua influenza nella
regione. Per reazione, la Repubblica Islamica, allora guidata
dall’ex presidente Hassan Rohani, annunciò la ripresa
dell’arricchimento dell’uranio l’anno successivo mentre
l’economia iraniana veniva duramente colpita dalle sanzioni
introdotte da Trump.
Per rimarcare una netta differenza con il predecessore, il
nuovo presidente americano Joe Biden ha manifestato subito dopo
la sua elezione la volontà degli Usa di tornare all’accordo, ma
la strada si è rivelata più difficile del previsto. L’inviato
Usa per l’Iran, Robert Malley, ha parlato solo lunedì di una “fase critica” negli sforzi per tornare alle trattative, mentre
l’Iran chiede a Biden, senza per ora ottenere risposte, che gli
Usa scongelino fondi per 10 miliardi di dollari derivanti
dall’esportazione di petrolio iraniano ma bloccati in varie
banche straniere a causa delle sanzioni.
Da settimane il direttore generale dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Mariano
Grossi, ha espresso l’intenzione di voler visitare Teheran per
aprire un dialogo con la nuova amministrazione ma per ora non è
ancora stata confermata alcuna data. Grossi ha anche lamentato
persistenti problemi relativi al monitoraggio dell’attività
nucleare iraniana. La prossima riunione del consiglio dell’Aiea
è in programma a Vienna tra il 22 e il 26 novembre. (ANSA).
Fonte Ansa.it