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Argentina, manifestanti pro-aborto abbandonano fede cattolica e reclamano separazione Stato-Chiesa

Dieci giorni dopo il mancato voto della legge per l’aborto legale, centinaia di argentini muniti di fazzoletti arancioni e verdi sono scesi in piazza a Buenos Aires per sottoscrivere in segno di protesta la propria rinuncia alla fede cattolica

Centinaia di argentini muniti di fazzoletti arancioni hanno partecipato ad una manifestazione di apostasia collettiva a Buenos Aires, rivendicando a gran voce la separazione tra Chiesa e Stato. La protesta è stata indetta dieci giorni dopo il mancato voto in Senato della legge per l’aborto legale, preceduto da settimane di mobilitazione cittadina con fazzoletti verdi. Con un gesto simbolico, ma di forte valore, in centinaia hanno fatto la fila per le vie della capitale argentina per compilare un apposito modulo di rinuncia alla fede cattolica, allegando fotocopia di un documento di identità e del certificato di battesimo. 
“Sono dieci anni che lottiamo per la separazione tra Chiesa e Stato, ma è la prima volta che vediamo così tante persone pronte a rinunciare alla fede cattolica in modo collettivo” ha dichiarato Cesar Rosenstein, esponente della Coalizione argentina per uno stato laico (Cael). L’elenco degli ex fedeli sarà consegnato il 24 agosto alla Conferenza episcopale di Buenos Aires per la trascrizione della rinuncia sugli appositi registri. 
Tra le persone in fila sono spuntati anche diversi fazzoletti verdi, diventati il simbolo della lotta a favore della legalizzazione dell’aborto in Argentina. “Verde o arancio è la stessa lotta: porre fine all’intromissione della Chiesa nelle nostre vite di cittadini”, ha sottolineato la militante femminista Mariana Ceballos, deplorando la morte di tre donne dall’inizio del mese in tentativi di aborto clandestino.

“Sono stata battezzata alla nascita quindi senza il mio consenso. Oggi a 30 anni mi rifiuto di aderire ad un’istituzione ipocrita e perversa”, ha aggiunto la Ceballos. Come lei, diverse decine di argentine hanno indossato una t-shirt con la scritta “No en mi nombre” (“non in mio nome”), uno degli slogan della giornata di protesta. Molte di loro hanno distribuito volantini per chiedere l’aborto legale in ospedale, annunciando che la lotta continuerà nel 2019. 
In Argentina la Chiesa cattolica rivendica un 90% di fedeli e riceve ogni anno circa 5 milioni di euro di sovvenzioni pubbliche. Seppur non autorizzato – tranne nei casi di stupro e di gravidanza pericolosa per la madre – secondo le associazioni femministe argentine l’aborto clandestino verrebbe praticato ogni anno da più di mezzo milione di donne.

Fonte: AGI

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