(ANSA) – SYDNEY, 23 GIU – L’Australia affronta un’impresa
ardua nel far revocare l’inclusione nella lista Unesco dei siti
del patrimonio mondiale “in pericolo”: la Grande Barriera
Corallina – il più grande sistema corallino al mondo che si
estende per 2300 km al largo della costa nordest del continente.
Funzionari australiani citati da quotidiano The Australian
sostengono che il compito di fermare la raccomandazione sarà
particolarmente difficile, considerando che il comitato Unesco
per il patrimonio mondiale è presieduto dalla Cina e che 14 dei
21 membri sono paesi parte del programma di finanziamento Belt
and Road, che li pone in debito con Pechino.
La temuta inclusione è prevista in una bozza di
raccomandazione del comitato Unesco per il patrimonio mondiale,
in vista della sua riunione nella seconda metà di luglio in
Cina, che esorta l’Australia a “intraprendere azioni accelerate
a tutti i livelli possibili” verso il cambiamento climatico. La
potenziale raccomandazione nota inoltre che nonostante gli
sforzi e i risultati dei governi federale e statali, non sono
stati raggiunti obiettivi chiave sul miglioramento della qualità
dell’acqua, compromessa da scarichi agricoli carichi di
sedimenti.
Secondo il governo di Canberra la raccomandazione deriva da “un approccio sbagliato, che è stato avviato senza adeguata
consultazione”. La ministra dell’Ambiente Sussan Ley ha
concordato che il cambiamento climatico è la maggiore minaccia
per la Barriera, ma ha sostenuto che il comitato per il
patrimonio mondiale “non è il foro per fare considerazioni sul
cambiamento climatico”.
L’Australia premerà su stati membri come l’Italia, che
anche affronta un potenziale declassamento di Venezia, perché la
raccomandazione sia respinta. E avvertirà altri stati con siti
del patrimonio mondiale, che anche loro potranno subire
provvedimenti arbitrari.
Secondo i gruppi ambientalisti WWF Australia e Australian
Marine Conservation Society (Amcs) la potenziale raccomandazione
dell’Unesco significa che è di importanza critica per tutti i
paesi, a partire dall’Australia, poter limitare l’aumento della
temperatura globale a 1,5 gradi. Gli obiettivi dell’Australia
per le emissioni di gas serra non sono cambiati dal 2015 e il
primo ministro conservatore Scott Morrison, anche in sede di G7,
ha finora resistito alle pressioni internazionali perché adotti
un obiettivo fermo di zero emissioni entro il 2050. (ANSA)
Fonte Ansa.it