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Bruxelles non vuole “campioni europei”. È un regalo alla Cina?

Bruxelles non vuole "campioni europei". È un regalo alla Cina?

E se i veri nemici dell’integrazione economica europea non fossero i temuti sovranisti ma sedessero già sugli scranni della Commissione Europea? A porre la questione è l’amministratore delegato di uno dei colossi dell’industria tedesca, il ceo di Siemens Joe Kaeser, che vede sempre più lontana la fusione della divisione dell’azienda teutonica che produce treni ad alta velocità e i rivali francesi di Alstom. L’integrazione tra le società che producono gli Eurostar e i “Train à Grande Vitesse” (Tgv) creerebbe un colosso da 15 miliardi di fatturato annuo in grado di competere con i maggiori concorrenti mondiali, a partire dai cinesi.

“Tecnocrati retrogradi”

Secondo il commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager questo matrimonio non s’ha da fare. Troppo forti sarebbero i pericoli di creare una posizione dominante sul mercato interno, dice. In un’economia globalizzata, l’Europa può però competere solo con campioni transnazionali, è invece la tesi di Kaeser che lo scorso 31 gennaio, a margine della presentazione del bilancio annuale dell’azienda, ha affermato che “sarà interessante capire se il futuro della mobilità ferroviaria sarà determinato da tecnocrati retrogradi o da Europei con lo sguardo rivolto al futuro”.

Kaeser ha sottolineato che le norme comunitarie sulla concorrenza sono state “stabilite 30 anni fa, in un contesto del tutto differente”, ovvero quando la globalizzazione non aveva ancora preso slancio e definire la Cina un’economia “emergente” non era ancora anacronistico. “È da sprovveduti pensare che singole nazioni possano competere con i cinesi”, aggiunge il ceo. Politico riporta un virgolettato ancora più apocalittico: l’industria tedesca deve rafforzarsi sullo scenario mondiale anche in vista della possibilità che l’intero progetto europeo vada in frantumi. “Sto semplicemente dicendo che ci serve un piano B”, ha detto Kaeser.

Il ceo di Siemens, Joe Kaeser

Vestager non cede di un millimetro

Come riporta il Financial Times, le ultime concessioni proposte dalle due aziende, ovvero una riduzione delle attività che verranno integrate, non sono state sufficienti a convincere Bruxelles, che dovrà decidere entro il 19 febbraio se bloccare la fusione. Una fonte comunitaria ha riferito al quotidiano della City che la Ue “non ha altra scelta che bloccare l’accordo”. Ancora più esplicita era stata Vestager, che poche settimane fa aveva affermato che “non possiamo dare vita a campioni europei che danneggino la concorrenza”. Eppure campioni di tal fatta ci sono già: basti pensare ad Airbus, che nel settore aeronautico battaglia ad armi pari con gli americani di Boeing senza per questo aver fatto fuori l’inglese Bae o l’italiana Leonardo.

Secondo Vestager, Siemens e Alstom sono già “due grandi compagnie in grado di competere sul mercato” e, se si mettessero insieme, le aziende più piccole sarebbero “schiacciate” dal nuovo gigante, in particolare nei comparti dei treni ad altà velocità e della segnaletica ferroviaria (settore, quest’ultimo, che le due società hanno nei giorni scorsi proposto di non integrare pur di ottenere il via libera). La rigidità del commissario non piace però a Parigi, mentre Berlino ha mantenuto una posizione ambigua. A schierarsi in modo esplicito contro la fusione sono stati invece Belgio, Olanda, Spagna e Regno Unito. 

Se anche l’asse franco-tedesco si infrange sul muro di Bruxelles

Il lato ironico di questa vicenda è che pare smentire lo stereotipo euroscettico secondo il quale la burocrazia comunitaria farebbe soprattutto gli interessi di Francia e Germania. I due Paesi vedono infatti finire in pezzi uno dei progetti che doveva portare le rispettive economie a legarsi in modo sempre più stretto. Il governo di Berlino, conscio della sua leadership di fatto, ha usato toni prudenti nei giorni passati, limitandosi ad affermare, tramite un portavoce, che la fusione “migliorerebbe la competitività dell’industria ferroviaria europea” ma che ogni decisione in merito spetta a Bruxelles. 

Ricorre a parole decisamente meno diplomatiche il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, che due settimane fa aveva rilasciato dichiarazioni del tutto in linea con quelle di Kaeser: “Il no della Ue alla fusione sarebbe un grande errore economico e politico” che darebbe al “concorrente Cinese” l’immagine di un’Europa “divisa e disarmata”. Le Maire ha bollato come “obsolete” le regole europee che “non consentono all’Europa di costruirsi i propri campioni industriali”. Il ministro francese ha infine ricordato che la Crrc, il colosso ferroviario cinese, ha vinto quasi tutti gli appalti per il trasporto pubblico nelle città Usa. “Di cos’altro avete bisogno per svegliarvi?”, ha concluso. 

@cicciorusso_agi

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