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Christophe Chalencon
Christophe Chalencon, uno dei referenti gilet gialli che ha incontrato il vice premier Luigi di Maio, e Alessandro di Battista, è stato tra i primi ad aderire alla protesta dei gilet gialli e a diventare un punto di riferimento nel dipartimento della Vaucluse, vicino ad Avignone, dove risiede.
Fabbro di professione, 52 anni, a inizio dicembre ha fatto parte di una delegazione ricevuta dal primo ministro Edouard Philippe a Palazzo Matignon. Prima di partecipare a questo incontro, Chalencon aveva dichiarato di “comprendere la collera” di quei gilet gialli che lo avevano minacciato di morte per l’apertura al dialogo. Con il passare delle settimane le posizioni di Chalencon sono diventate più dure. Il 3 dicembre, ai microfoni della radio “Europe 1” aveva chiesto le dimissioni dell’esecutivo aggiungendo: “io vedrei bene il generale de Villiers (licenziato da Macron nel 2017, dopo aver contestato il presidente francese, ndr) a capo del governo”.
In un post pubblicato il 23 dicembre 2018 sul suo profilo Facebook, Chalencon aveva detto che “La guerra civile è inevitabile”. Il 5 gennaio scorso il leader in giallo figurava tra i partecipanti ad un’importante riunione nazionale di coordinamento tra i gilet gialli, tenutasi a Marsiglia. L’incontro si era tenuto nel magazzino della carta del quotidiano “La Provence”, messo a disposizione del suo proprietario, Bernard Tapie. In quell’occasione erano state gettate le basi per la lista per le elezioni europee. Una lista presentata pochi giorni dopo, con il nome di “Rassemblement d’Initiative Citoyenne -RIC” e guidata da Ingrid Levavasseur.
Chalencon non è per ora candidato ma rimane impegnato nell’iniziativa, anche perché è tra i promotori della piattaforma di democrazia diretta “Noos”. Attualmente il futuro della lista “RIC” resta incerto a causa delle defezioni di alcuni candidati, intervenute poche ore dopo la presentazione. La formazione politica deve anche fare i conti con la concorrenza di altre liste di gilet gialli, in lizza per le europee. La lista non è vista di buon occhio dai “falchi” dei gilet gialli, come Maxime Nicolle.
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