Il ponte, costato al governo oltre 12 miliardi di dollari, agevolerà il collegamento automobilistico in una delle aree più trafficate al mondo, grazie anche a un tunnel sottomarino di 6,7 km. Eppure molti in Cina non lo ritenevano un’opera necessaria
Cinquantacinque chilometri di lunghezza, un tunnel sottomarino, isole artificiali, 400 mila tonnellate di acciaio, quattro volte e mezzo la quantità utilizzata per il Golden Gate di San Francisco. È stato inaugurato quest’oggi in Cina, alla presenza del presidente Xi Jinping, il ponte sul mare più lungo al mondo, che entrerà in funzione a partire da domani, agevolando il collegamento automobilistico tra Hong Kong, Macao e Zhuhai, le tre grandi città sul delta del Fiume delle Perle, nella provincia sud-orientale del Guangdong, una delle aree più trafficate al mondo. La futuristica struttura avvicinerà la regione amministrativa speciale di Hong Kong a Zhuhai, con un viaggio di soli 45 minuti contro le attuali quattro ore, mentre Macao sarà raggiungibile da Zhuhai in appena 15 minuti.
Il ponte è un’opera ingegneristica mozzafiato sospesa sul mare, in grado di resistere ad un terremoto di magnitudo 8, ad un super tifone o all’urto di una nave cargo di 300.000 tonnellate. L’opera include un tunnel sottomarino di 6,7 chilometri, collegato al ponte attraverso due isole artificiali, la cui costruzione è stata decisa in corso d’opera proprio perchè nel delta del Fiume delle Perle transitano ogni giorno 4 mila navi, alle quali era necessario continuare a garantire un passaggio. Il cantiere faraonico, inaugurato nel 2009, è costato 7,56 miliardi di dollari, oltre a ulteriori 4 miliardi e mezzo di dollari per le infrastrutture sul territorio. Le autorità cinesi presentano il ponte come un’opera cruciale per rilanciare l’economia della regione, la “Greater Bay Area” che punta, nelle intenzioni di Pechino, a rivaleggiare con San Francisco, New York e Tokyo sul piano dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo turistico. Già oggi, da sola, l’area è l’undicesima economia al mondo, secondo stime del gruppo di consulenza di Hong Kong Cbre, citato dalla Cnn, e contribuisce per il 12% del prodotto interno lordo della Cina, pur occupando uno spazio inferiore all’1% del totale del territorio nazionale, dove vive meno del 5% dell’intera popolazione cinese, circa 68 milioni di persone.
Il ponte più lungo al mondo è anche tra i più discussi
Eppure, sono in tanti ad esprimere perplessità sulla vera utilità del ponte. Secondo i detrattori del progetto i collegamenti marittimi, aerei e ferroviari esistenti sono più che sufficienti, quindi la spesa non varrebbe il risultato. Basti pensare che la neonata struttura è il secondo grande progetto ingegneristico che collega Hong Kong alla Cina a essere inaugurato nel giro di poche settimane, dopo l’apertura di un collegamento ferroviario ad alta velocità aperto il mese scorso: non a caso, sono in molti a vedere nel ponte un ulteriore tentativo di Pechino di accrescere la sua ingerenza sull’ex colonia britannica, con una valenza molto più politica che economica. Uno studio iniziale, inoltre, prevedeva il transito giornaliero sul ponte di 33.100 veicoli, stima poi scesa a 29 mila; e tra questi, almeno nella prima fase, potranno esserci solo mezzi pesanti, autobus e veicoli che hanno un permesso speciale.
Senza contare, poi, le polemiche e gli scandali generati dal cantiere in questi anni. I lavori, cominciati nel 2009, dovevano finire nel 2016, ma la chiusura è stata rinviata per questioni di budget e di standard di sicurezza. La televisione statale, China Central Television, lo definisce “un mega-progetto pieno di saggezza cinese”, anche se la sua realizzazione è costata la vita a dieci operai, mentre oltre seicento sono rimasti feriti sul lavoro, tra il 2010 e oggi: sei aziende subappaltatrici, solo nel corso di quest’anno, sono state multate per avere messo a repentaglio la sicurezza dei loro dipendenti, mentre circa venti persone sono finite in carcere per scandali di corruzione legati alla realizzazione dell’opera. A questo si aggiungono le numerose critiche per l’impatto ambientale dell’infrastruttura, che ha comportato anche problemi ecologici, come la scomparsa dei delfini bianchi nelle acque vicine all’isola di Lantau, sotto l’amministrazione di Hong Kong, dove ne sono stati avvistati solo 47 esemplari tra aprile 2017 e marzo 2018.