Alle elezioni europee, in programma tra il prossimo 23 e 26 maggio, la Grecia vuole arrivare a testa alta.
Anche perché il voto comprende alcune Municipali, ed è un test cruciale per le Legislative di ottobre 2019. Il premier uscente di sinistra Alexis Tsipras che ha ridato credibilità ad Atene in seno all’Ue e davanti agli altri creditori internazionali ha aperto la campagna elettorale mettendo i «soldi sul tavolo». Intanto, i 5,5 miliardi di euro depositati in queste settimane in un fondo di garanzia per i creditori, come assicurazione che la Grecia raggiungerà gli obiettivi fiscali prefissati fino al 2022: l’ultimo memorandum per il terzo salvataggio firmato nel 2015 – quello del lungo vertice europeo del «waterboarding mentale» a Tsipras – prevedeva di portare il deficit primario sul Pil a un attivo del 3,5%. «Lo avevamo promesso e lo avranno», ha chiosato il ministro delle Finanze Euclidis Tsakalotos.
UN TESORETTO PER IL GOVERNO
Poi c’è l’avanzo di bilancio del 2018, di circa 1,2 miliardi di euro più virtuoso rispetto ai paletti della Troika, cioè i creditori del Fondo monetario internazionale (Fmi), della Banca centrale europea (Bce) e della Commissione Ue. Un tesoretto che permette al governo guidato da Syriza di allentare i cordoni della borsa, prima del giro di boa elettorale dell’autunno, verso il quale la sinistra radicale di Tsipras emerge indietro di circa 10 punti (27%) nei sondaggi rispetto ai conservatori di Nuova democrazia (37%) e, con un inquietante 7%, all’estrema destra di Alba Dorata scalata a terzo partito in questi anni. Per i greci costretti a drammatici sacrifici dalla crisi esplosa nel 2009 è scattato un piano di significativi sgravi fiscali fino al 2020: l’equivalente dell’Iva abbattuto dal 24% al 13%, le tasse sul gas e sull’elettricità dimezzate dal 13% al 6%, il cosiddetto “contributo di solidarietà” per i redditi al di sotto dei 20 mila euro abolito e dal 2020 diminuito per tutti.
INCENTIVI ALLA CRESCITA E AUMENTI ALLE PENSIONI
Ma non solo: il pacchetto di incentivi, della portata di un 1,1 miliardi di euro per il 2019, è trasversale. Anche gli imprenditori, con gli «stimoli alla crescita» e la riduzione entro il 2021 dal 28% al 21% della tassa sulle imprese, avranno delle boccate di ossigeno. È stata abbassata da subito, dal 13% all’11%, anche la tassa sui pernottamenti negli alberghi, a beneficio dei consumi. Soprattutto sono stati sgravati i pensionati che durante la crisi, come diversi lavoratori del pubblico impiego, avevano visto dimezzarsi gli assegni e sparire 13esime e 14esime. È stato varato un «aumento permanente delle pensioni», per circa 800 milioni di euro da redistribuire: un extra in più ogni anno in media di mezza mensilità. Per Tsipras e Tsakalotos è giunto il tempo di «ripagare il popolo greco dei sacrifici fatti, diventando un esempio per l’Ue. Meno austerity e più crescita, senza infrangere gli accordi».
SCONTI E TEMPO A MILIONI DI MOROSI
In parlamento ad Atene è approdato anche un disegno di legge del ministero del Lavoro per alleggerire i contribuenti morosi di parte degli arretrati e dilazionare (con versamenti fino a 120 rate) il rientro delle quote mancanti allo Stato. Più di 4 milioni di greci (ben oltre un terzo della popolazione), secondo gli ultimi indicatori, risultano in debito con il fisco, e tra loro a circa 80 mila pensionati viene detratto l’intero assegno previdenziale. Il ministero delle Finanze ha spiegato di voler andare incontro a chi «non riesce a rispettare le scadenze non perché non vuole ma perché non ha i soldi». Le forze di sinistra non vogliono passare come il governo che si è sottomesso ai diktat dell’austerity, senza avere a cuore le fasce sociali più povere e disagiate che si sono ingrossate negli ultimi 10 anni. Quando sotto la crisi e i tre piani di salvataggio internazionali è tornata a crescere anche la mortalità infantile.
SALVATAGGIO DELLE BANCHE, NON DEI GRECI
In Europa si è preferito tacere sui circa 700 bambini in più, rispetto al tasso prima del 2008, che hanno perso la vita per indigenza o perché le famiglie greche non avevano la possibilità di accedere prontamente alle cure; migliaia sono cresciuti sottopeso denutriti. Il numero di suicidi si è impennato. I soldi prestati negli anni ad Atene (86 miliardi di euro l’ultimo pacchetto, 241 dal 2010) in cambio di drastiche misure di austerity – imposte anche ai governi di Nuova democrazia che ora criticano Syriza per le ristrettezze del ceto medio – sono tornati con gli interessi per il 95% nelle banche dell’Eurozona. Soprattutto negli istituti francesi e tedeschi rimasti esposti a un crac della Grecia. Appena circa 10 miliardi di euro, meno del 5%, secondo un’indagine del 2016 dell’European School of Management and Technology di Berlino è andato a bilancio dal governo greco: un salvataggio delle banche.
LE NOTE DOLENTI, TRA DEBITO E SOLDI DA RESTITUIRE
Con un Pil al +1,9%, i greci riprendono fiato ma a un prezzo sociale altissimo a causa della vecchia classe dirigente e della crudeltà dell’Ue. Tsipras, all’opposizione prima di diventare premier nel 2015, vuole rappresentare il nuovo. Non sono tutte rose e fiori: il debito pubblico è inchiodato al 180% del Pil, il più alto dell’Ue; restano da restituire miliardi di euro al Fmi e ai creditori europei. Per gli sgravi e le misure sulla crescita, dal 2020 Tsipras (o, volendo, chi verrà dopo di lui) dovrà concordare con loro un abbassamento del target di avanzo primario. Ma dall’estate del 2018 la Grecia è fuori dal commissariamento, e il governo vuole investire gli oltre 30 miliardi di liquidità a disposizione frutto anche delle recenti emissioni di titoli pubblici andate bene. Una rata dei prestiti del Fmi è pronta per essere ripagata in anticipo dalla Grecia che nella ripresa vuole diventare un secondo Portogallo.