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Dobbiamo eliminare i gatti per salvare gli uccelli, come dice Franzen?

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A.J. CASSAIGNE / Photononstop

Un gatto cattura un picchio

Che lo scrittore statunitense Jonathan Franzen non ami i gatti è cosa nota. Il motivo? Predano e uccidono gli uccelli, i suoi amati uccelli. Lo si era intuito nel suo romanzo ‘Libertà’, lo aveva poi scritto su National Geographic, sfogandosi infine lo scorso anno anche con Michele Masneri che lo intervistava per Il Foglio. “C’è un problema coi gatti in America”, diceva. Ogni anno, soltanto da quella parte dell’Oceano, circa un miliardo di volatili finiscono tra le grinfie dei sornioni felini. E in Italia? “Il problema esiste, dovremmo capirlo tutti: l’impatto sulla fauna selvatica deve diminuire”, racconta all’Agi Marco Gustin, responsabile specie e ricerche per la Lipu, le Lega italiana per la protezione degli uccelli.

Di dati, per quanto riguarda la situazione italiana, non se ne hanno molti. C’è però una stima della popolazione di gatti domestici: nel nostro Paese sarebbero circa 7 milioni e mezzo: “Immaginiamo che ogni esemplare catturi tra cinque e dieci uccelli ogni anno – sostiene Gustin – e il conto è presto fatto”. Sarebbero più di 50 milioni di pennuti morti all’anno, a cui andrebbero aggiunti quelli cacciati dagli esemplari selvatici. Ma più che di cifre – queste sono decisamente fantasiose e tutt’altro che verificabili – è bene ragionare sul problema: “Esiste ed è importante, perciò va governato”.

In che modo? Secondo Gustin occorre distinguere tra gatti domestici e randagi. In quest’ultimo caso “Franzen ha ragione, bisognerebbe intervenire, catturarli e metterli in gattili”. Nel già citato romanzo ‘Libertà’, il protagonista immaginato da Franzen mette a punto un piano per uccidere il gatto del vicino, colpevole di attentare alla vita degli uccelli: “Eliminarli fisicamente? Sarebbe un intervento molto radicale – ammette il responsabile della Lipu – Noi crediamo che andrebbero almeno catturati e gestiti. Almeno. Di certo fanno molti danni: se il costo per la natura è così grande qualcosa dovremo pur fare”.

Le parole del responsabile della Lipu potranno comunque far storcere il naso ai gattofili: costringere in cattività uno degli animali più amati per tutelarne altri sembra una soluzione troppo forte; peggio ancora ucciderli, che peraltro rimane un reato punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.

La questione è delicata e può urtare sensibilità diverse: rimanendo in tema, un problema simile si pone con gli animali che attaccano le greggi o, per citare un esempio salito recentemente agli onori delle cronache, con i lupi. A che cosa dobbiamo quindi appellarci? Alla famosa ‘legge di natura’ secondo cui il più forte ha la meglio sull’indifeso? “Il discorso della natura può applicarsi con i gatti selvatici, non con quelli domestici che non hanno alcuna necessità di cacciare per procurarsi il cibo, visto che vengono nutriti dai padroni”.

L’appello ai padroni dei gatti: “Prendete queste precauzioni”

Già, i gatti domestici. Anche loro si macchiano di fatti di sangue nei confronti dei volatili. “Vanno gestiti con prudenza”, spiega Gustin. Le soluzioni, secondo la Lipu, esistono. Una mira a prevenire incroci pericolosi: “I padroni dovrebbero fare maggiore attenzione nel lasciare fuori i felini nel periodo riproduttivo degli uccelli, cioè tra marzo e l’inizio dell’estate, soprattutto nelle ore notturne quando i piccoli abitano il nido”. Una sorta di coprifuoco. L’altro invito è quello di “dotare i gatti di collarini di tela molto colorati” una forma di segnale visivo “che non dia fastidio ai quadrupedi e che consenta agli uccelli selvatici di poterli individuare meglio”, di mettere cioè a fuoco il pericolo per riuscire a evitarlo. L’appello della Lipu ai padroni dei gatti, insomma, è quello di “rendersi conto di un problema che esiste e che molti ignorano” e di agire cercando di prendere misure che garantiscano una convivenza pacifica tra i diversi animali.

Uccelli in città, quanti guai. “Occhio a quando ristrutturate casa”

Per passere d’Italia, merli, capinere e verdoni, le specie più diffuse nelle nostre città, i pericoli non arrivano comunque soltanto dai gatti: “Ci sono specie che nidificano sui cornicioni degli edifici o tra i coppi del tetto: in questi casi sarebbe opportuno tutelarli per esempio evitando di fare lavori di manutenzione o ristrutturazione che distruggerebbero i nidi”. Ritardare i lavori, in altre parole, per proteggere specie come “il falco grillaio, diffuso nel sud Italia soprattutto tra Basilicata e Puglia”, che non di rado finisce nei pressi delle zone abitate: “Se non si pone attenzione alle loro esigenze il problema può diventare grave”, afferma Gustin.

Senza dimenticare le altre minacce a cui sono esposti i volatili, dagli alti edifici che inevitabilmente influiscono sul loro volo agli elettrodotti, gli alti tralicci su cui viaggia l’energia elettrica. Fino al grave problema della caccia illegale: ogni anno, segnala il Wwf, vengono uccisi 6 milioni di uccelli protetti. Prima di catturare i gatti, forse, sarebbe utile far rispettare le leggi.

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