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Dopo gli Usa, anche la Russia esce dal trattato sulle armi nucleari a medio raggio

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Non si è fatta attendere la risposta di Mosca al ritiro degli Stati Uniti dal Trattato sulle armi nucleari a medio raggio (Inf): meno di 24 ore dopo l’annuncio di Washington il leader del Cremlino, Vladimir Putin, ha comunicato che la Russia sospende la sua partecipazione all’intesa firmata nel 1987 da Reagan e Gorbaciov per lo smantellamento dei missili nucleari con gittata tra 500 e 5.500 chilometri, e che ha deciso di sviluppare nuovi missili a gittata intermedia in risposta a progetti simili portati avanti da Washington. “I nostri partner americani hanno annunciato che sospendono la loro partecipazione all’accordo e lo facciamo anche noi”, ha affermato Putin, in un incontro con il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, e il collega alla Difesa, Sergei Shoigu, trasmesso dalla tv.

Mosca ha respinto al mittente le accuse di violazione del trattato lanciate dagli Usa, e ha fatto sapere che non darà avvio a negoziati sul disarmo fino a quando Washington “non sarà diventata abbastanza matura da condurre un dialogo equo e significativo su un tema cosi’ importante”. Ieri il presidente americano, Donald Trump, annunciando l’avvio dell’iter per l’uscita dall’Inf in sei mesi, aveva espresso il desiderio di riunire “tutti in una stanza grande e bella per raggiungere una nuova intesa”. Ma, aveva aggiunto, nel frattempo gli Stati Uniti “non posso essere svantaggiati”. 

Mosca nega di aver violato il trattato

Già a dicembre, Washington aveva dato 60 giorni a Mosca per smantellare i missili che secondo gli Usa violano il trattato, ma la Russia ha sempre negato, sostenendo invece che il modello 9M729 contestato è permesso dall’intesa. Per Lavrov, il Cremlino “ha tentato di tutto per salvare il trattato” in diversi colloqui diplomatici, ma senza successo.

Il rischio ora è che ci possano essere ripercussioni anche sul New Start (New Strategic Arms Reduction Treaty), la revisione del trattato sulle armi di distruzione di massa, in scadenza nel 2021. “Un altro trattato che resta in vigore dopo l’Inf è il New Start. È cruciale per mantenere almeno una certa stabilità strategica, una parità globale”, ha sottolineato il capo della diplomazia russa, sostenendo che anche il New Start “è minacciato”. 

Dal canto suo, Putin ha assicurato che la Russia “non si lascerà trascinare in una costosa corsa al riarmo”. Quanto al temuto schieramento di missili a gittata corta e intermedia in Europa o in altre regioni, Mosca si asterrà dal muoversi in questo senso finché Washington farà lo stesso. 

Pechino e Berlino chiedono si ritorni al dialogo

Intanto, da Pechino le autorità cinesi hanno denunciato l’uscita Usa dall’Inf e hanno esortato Washington e Mosca a “regolare le loro divergenze sulla base di un dialogo costruttivo”: “Il ritiro unilaterale – ha avvertito Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri cinese – potrebbe scatenare una serie di conseguenze negative”.

La Germania, da parte sua, chiede una nuova “iniziativa mondiale” per il disarmo nucleare. In un’intervista ai giornali del gruppo Funke, il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha affermato che “il tema del disarmo deve essere messo di nuovo all’ordine del giorno internazionale. E questo non vale solo per gli Usa e la Russia: anche Paesi come la Cina devono essere coinvolti”. 

Il punto che pone Maas è che negli ultimi decenni sono stati sviluppati nuovi sistemi di difesa che implicano la necessità di creare anche un nuovo sistema di regole. Dopo la “sospensione” del Trattato Inf, che gli Usa hanno notificato oggi al Cremlino, vi sono ancora sei mesi di tempo prima che l’intesa venga definitivamente accantonata: in teoria, è tempo utile per tornare a trattare, anche se attualmente le posizioni appaiono molto lontane. La Germania insiste però per tenere aperta una finestra di dialogo con la Russia, come ieri è tornata a ribadire la cancelliera Angela Merkel. 

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