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Dopo Washington, anche Bruxelles avverte l’Italia sulla Via della Seta

ue via della seta

ZUMAPRESS.com / AGF 

 Bandiere dell’Unione europea

Dopo lo stop Usa anche l’Unione europea si prepara a mettere i suoi paletti all’Italia sull’operazione Via della Seta. La Commissione europea oggi dovrebbe lanciare un richiamo formale agli Stati membri che intendono cooperare con la Cina, anche nel quadro della ‘Belt and Road Initiative’, chiedendo loro di mantenere la “piena unità” dell’Ue. Il collegio dei commissari che si riunisce oggi a Strasburgo, adotterà infatti una comunicazione sulle relazioni con la Cina, destinata a alimentare il dibattito durante il Vertice dei capi di Stato e di governo del 21 e 22 marzo. “Nel cooperare con la Cina, tutti gli Stati membri, individualmente o all’interno di quadri di cooperazione subregionali hanno una responsabilità di assicurare coerenza con il diritto, le regole e le politiche dell’Ue”, si legge nella bozza della comunicazione visionata dall’AGI. 

“Né l’Ue né alcuno dei suoi Stati membri possono effettivamente realizzare i loro obiettivi con la Cina senza piena unità”, si legge nella bozza. Nella comunicazione, la Commissione indicherà 15 azioni concrete che dovrebbero essere avallate dal Consiglio europeo per determinare le relazioni future con la Cina sia in termini di sfide che di opportunità. La posizione della Commissione, a quanto si apprende, sarà illustrata dal vicepresidente dell’esecutivo Ue, Jirki Katainen con un esplicito riferimento all’Italia.

Il richiamo alla “piena unità”

Ma la Ue aveva lasciato capire le sue intenzioni già la settimana scorsa. Rispondendo alle domande sulla decisione dell’Italia di firmare un memorandum d’intesa per entrare a far parte del progetto cinese ‘One Belt, One Road’, un portavoce Ue aveva già anticipato quella che sarebbe stata la posizione di Bruxelles:  “Né l’Unione europea, nè alcuno degli Stati membri può raggiungere i propri obiettivi con la Cina senza una piena unità. Tutti gli Stati membri, individualmente e nell’ambito dei quadri di cooperazione subregionali” “hanno la responsabilità di garantire la coerenza con le norme e le politiche del diritto dell’UE e di rispettare l’unità dell’Unione Europea nell’attuazione delle politiche dell’UE”, aveva fatto sapere il portavoce.

In tema di alleanze commerciali la posizione del governo italiano (o meglio, nel caso di Pechino, di una parte del governo, considerato le distanze tra Lega e M5S che stanno emergendo in queste ore) è osservata con attenzione dai partner e dalla Commissione: pochi giorni fa al Consiglio Affari Interni, l’Italia, unico paese dell’Unione insieme alla Gran Bretagna, si è astenuta sul pacchetto di norme deciso da Bruxelles per controllare gli investimenti esteri sul mercato europeo “per motivi di sicurezza e ordine pubblico”. La Ue sta lavorando insomma per mettere in atto una sorta di coordinamento tra gli stati membri per ‘difendersi’ da eventuali ingerenze di potenze extra-Ue. E oggi la Commissione manderà un messaggio chiaro a Roma: marciare da soli rende impossibile fronteggiare le sfide future con i colossi extra-Ue, Cina compresa.

Per Tria è una “tempesta in un bicchier d’acqua”

“Si sta facendo credo una gran confusione su questo accordo, che non è un accordo ma un Memorandum of Understanding in cui si ribadiscono accordi di cooperazione commerciale presenti in tutti i documenti europei. Detto questo credo che si debba tranquillizzare e tenere conto di alcune preoccupazioni”, dice in proposito il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, arrivando alla riunione dell’Ecofin.

“Credo si sia creata un po’ di confusione attorno a questa cosa – ha aggiunto a Bruxelles – nessuna regola commerciale ed economica viene cambiata e non sarebbe nemmeno nella possibilità italiana, visto che il commercio internazionale è una competenza europea. Credo che sia una tempesta in un bicchier d’acqua. Detto questo credo che si debba tranquillizzare e tenere conto di alcune preoccupazioni”. 

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