“A conclusione di una complessa e delicata attività di intelligence, investigativa e diplomatica, condotta in maniera sinergica, in data odierna siamo riusciti a ottenere la liberazione di Sergio Zanotti, rapito in Siria nell’aprile 2016″. Lo ha annunciato il premier Giuseppe Conte in serata mentre l’imprenditore bresciano, rapito nell’aprile 2009, era già in volo per l’aeroporto Ciampino di Roma dove è atterrato alle 21.
“Il nostro connazionale appare in buone condizioni generali e tra qualche ora – annuncia – rientrerà in Italia, a Roma. Un ulteriore successo delle nostre istituzioni e, in particolare, dell’Aise: a loro il mio più vivo e sentito ringraziamento”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.
Il 20 marzo, nel corso di un incontro alla Luiss, Conte, parlando del caso di Silvia Romano, aveva assicurato che “tutti i cittadini che non sono rientrati in Italia sono attenzionati” attraverso i canali di intelligence e diplomatici e aveva aggiunto, rispondendo alla sollecitazione di uno studente, che “non per il caso che lei ha detto, ma per un altro caso che non posso anticipare, spero di portare nei prossimi giorni una bella notizia”.
Domattina il pm Sergio Colaiocco, che sulla vicenda aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo, lo sentirà presso la caserma dei Ros.
Nato a Marone (BS) il 23 febbraio 1960, Zanotti si era recato il 13 aprile 2016 in Turchia, a Istanbul, da dove avrebbe dovuto successivamente recarsi nella Provincia di Hatay, al confine con la Siria, per motivi di lavoro, ma da quella data era scomparso. L’Unità di Crisi, che negli anni ha mantenuto contatti regolari con la famiglia, si era immediatamente attivata in coordinamento con le Agenzie di Intelligence e Sicurezza, il ROS dei Carabinieri e l’Autorità giudiziaria.
La vicenda dell’imprenditore bresciano è sempre apparsa piuttosto misteriosa. Negli ultimi anni sono venuti alla luce messaggi e video nei quali l’uomo aveva chiesto l’intervento del governo italiano per evitare una “sua eventuale esecuzione”. In un video, in particolare, era apparso in ginocchio, con una t-shirt azzurra in una stanza spoglia con due uomini vestiti di nero e armati di fucile alle spalle. A marzo 2017 sui social era apparso un messaggio, con le foto di Zanotti e del suo passaporto, e un messaggio che minacciava il governo italiano, se non avesse risposto alle richieste, di ucciderlo “entro tre giorni”.
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