Al termine di mesi di tensioni e polemiche, si sono aperti alle 7 (le 13 italiane) i seggi in Ecuador dove oltre 13 milioni di aventi diritto potranno votare per scegliere, fra 16 candidati, il nuovo capo dello Stato e i 137 membri del Congresso (Parlamento unicamerale) per il prossimo quadriennio.
La recrudescenza in gennaio della pandemia da coronavirus ha fatto temere a un certo punto un possibile rinvio delle votazioni, ma alla fine il Consiglio nazionale elettorale (Cne) le ha confermate per oggi disponendo comunque severe misure sanitarie.
Alla vigilia della consultazione la presidente della Missione di osservatori dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ed ex vicepresidente di Panama, Isabel de Saint Malo, ha assicurato che “il sistema informatico del Cne è stato rafforzato, e ora l’Ecuador è pronto a raccogliere la sfida elettorale”, Soltanto tre fra i candidati alla successione del presidente conservatore Lenin Moreno hanno possibilità di successo secondo quanto è emerso dai sondaggi realizzati fino ad una settimana fa.
Si tratta dell’economista Andrés Arauz, leader del movimento Unes ispirato dall’ex presidente progressista Rafael Correa; del banchiere Guillermo Lasso (Creo, destra), al suo terzo tentativo di raggiungere la massima carica dello Stato, e del leader del movimento indigeno Pachakutik, Yaku Pérez, che ha posizioni di sinistra, ma è fortemente ostile a Correa.
Secondo la Costituzione ecuadoriana per vincere al primo turno un candidato deve ottenere il 50% dei voti, o almeno il 40%, ma con dieci punti di vantaggio sul secondo. In caso contrario per l’11 aprile è previsto un ballottaggio fra i due candidati meglio piazzati.
Alla chiusura dei seggi (le 23 in Italia) comincerà lo scrutinio, e in tempi brevi, hanno promesso le autorità elettorali, si potranno avere i primi risultati. Quelli definitivi dovrebbero essere invece noti verso la mezzanotte (le 6 italiane di lunedì). (ANSA).
Fonte Ansa.it