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Elezioni in Libano: vince Hezbollah ma il governo resta stabile

Notevole successo per la formazione sciita pro-Iran e sconfitta del premier Hariri, ma la suddivisione del potere fra comunità religiose rimane salda. E per la prima volta entra in Parlamento una lista indipendente anti-corruzione

Beirut (Libano) – Qualcosa si è mosso in Libano. Le prime elezioni legislative dal 2009, dopo anni di rinvii, confermano un cambio di rotta negli equilibri politici del paese. Hezbollah, la formazione finanziata dall’Iran, è il grande vincitore di questa tornata elettorale. Il partito-milizia sciita e i suoi alleati conquistano più del 50% dei seggi nel parlamento monocamerale del Libano, formato da 128 seggi, 64 per i cristiani, 64 per i musulmani, suddivisi poi fra le undici principali comunità religiose del Paese.

Grave sconfitta, invece, per Saad Hariri, capo politico della comunità musulmana sunnita, il cui Movimento del Futuro crolla da 38 a 20 seggi. Una débacle compensata, in parte, dall’exploit delle Forze Libanesi Cristiane capeggiate da Samir Geagea, alleato strategico di Hariri e acerrimo nemico di Hezbollah. L’affluenza alle urne è comunque molto bassa: 49%, in netto calo rispetto al 2009 (54%).

A dispetto dei cambiamenti nella rappresentanza, è probabile che il governo non muti a seguito del voto. II cristiano Michel Aoun mantiene saldamente il ruolo di presidente, grazie al buon risultato del suo Movimento Patriottico Libero. E ci si aspetta che anche Saad Hariri sia riconfermato come primo ministro, poiché nessun politico sunnita minaccia la sua leadership. Il Patto Nazionale Libanese infatti, in vigore dal 1943, sancisce che il presidente della Repubblica deve essere un cristiano maronita, il primo ministro un musulmano sunnita e il presidente del parlamento un musulmano sciita. E dopo la fine della guerra civile libanese (1975-1990) questa regola è stata sempre rispettata.

Per la prima volta entrano in parlamento i cosidetti “indipendenti”, deputati non affiliati ufficialmente a partiti preesistenti o comunità religiose, sebbene eletti tramite liste alleate a fazioni tradizionali. Solo un candidato realmente avulso dal sistema settario è riuscito ad aggiudicarsi un seggio. Si tratta di Paulette Yaghoubian di Kulluna Watani (in arabo “Siamo tutti la Nazione”), un’alleanza di vari movimenti della società civile sviluppatisi negli ultimi anni, che si sono fatti promotori di un’alternativa alla classe politica tradizionale, opponendosi alle logiche settarie e clienteliste da sempre dominanti.
Non ce la fa invece Joumana Haddad, celebre scrittrice e attivista per i diritti delle donne, attesa come il primo membro del parlamento dichiaratosi ufficialmente ateo. Pesa sul suo risultato un’ombra: le numerose segnalazioni di irregolarità nel voto (circa 7000) in tutto il paese. Cresce, seppur marginalmente, il numero di donne in parlamento, passando da 4 a 6.

Le conseguenze maggiori si vedranno nella politica estera. Il successo delle liste guidate da Hezbollah rafforza l’influenza dell’Iran in Libano ed aumenterà di certo le tensioni sia con l’Arabia Saudita, principale rivale regionale dell’Iran, sia con Israele. I mesi a venire riveleranno in che direzione il Paese muoverà i suoi prossimi passi, incerti dopo un passato turbolento ancora molto vicino, ma anche colmi di speranza.

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