(ANSA) – ADDIS ABEBA, 04 APR – Quella che l’Etiopia combatte
nel del Tigrè è una “una guerriglia difficile e sfiancante”, che
impegna le forze armate di Addis Abeba su “otto fronti”: lo ha
ammesso il primo ministro etiopico, Abiy Ahmed, Nobel per Pace
2019 per essersi rappacificato con l’arcinemica Eritrea e ora
subissato da accuse di atrocità e massacri denunciati contro le
sue forze militari e quelle eritree nella regione ribelle.
“La giunta (secessionista) che abbiamo eliminato nel giro di
tre settimane si è ora trasformata in una forza di guerriglia,
si è mescolata ai contadini e ha iniziato a spostarsi in diversi
posti”, ha ammesso Abiy, che ha così dovuto pubblicamente
ricredersi sulla rapidità e il successo dell’offensiva
dell’esercito etiopico contro i secessionisti del Fronte di
liberazione del Popolo tigrino (Tplf) dello scorso novembre,
dopo un attacco a una base militare.
“Ora, non siamo in grado di eliminarlo in tre mesi.
Eliminare un nemico visibile ed eliminare un nemico che si
nasconde e si sta assimilando ad altri non sono la stessa cosa”,
ha detto Abiy, aggiungendo che “è molto difficile e sfiancante”.
Sabato c’è stato l’annuncio che le truppe dell’Eritrea hanno
iniziato a ritirarsi dal nord del Tigrè. (ANSA).
Fonte Ansa.it