Era una delle poesie di Giovanni Pascoli che un tempo faceva piangere i bambini che a scuola dovevano impararla a memoria. «Anche un uomo tornava al suo nido:/ l’uccisero: disse: Perdono;/ e restò negli aperti occhi un grido:/ portava due bambole in dono…/ Ora là, nella casa romita,/ lo aspettano, aspettano in vano:/ egli immobile, attonito, addita/ le bambole al cielo lontano». Melodrammatici all’eccesso, i versi raccontavano la storia vera dell’assassinio di Ruggero Pascoli, padre del poeta, la sera del 10 agosto del 1867. Ucciso con una fucilata mentre tornava a casa dal mercato su un “biroccio”, dopo aver comprato due bambole per le sue bambine.
CATALINA, TRUCIDATA DAI FRANCHISTI NEL ’36
E simile in maniera impressionante è la storia che proprio in occasione di questa Festa della Mamma rimbalza sui giornali spagnoli. Giusto qualche variante. Non era un padre ma una madre. Si chiamava Catalina Muñoz Arranz, aveva 37 anni, e quattro figli, il più piccolo di soli nove mesi. Non stringeva in mano due bambole ma un sonaglio. A colpirla numerosi colpi d’arma da fuoco: venne giustiziata il 22 settembre del 1936 dai franchisti durante uno dei tanti eccidi della Guerra civile spagnola. Il sonaglio, a differenza delle bambole di Pascoli, non venne ritrovato nel carro ma nella fossa comune in cui la donna venne seppellita assieme ad altre 250 persone. Senza bara, ovviamente, ma ricoperta da un velo di calce viva.
IL SONAGLIO TORNERÀ AL SUO LEGITTIMO PROPRIETARIO
L’hanno riesumata nel 2011, e gli archeologi sono stati subito intrigati da quel sonaglio ritrovato tra le ossa dello scheletro. «L’oggetto più commovente che sia mai stato rinvenuto in oltre 700 fosse comuni della Guerra civile che sono state finora studiate», è stato il commento. Dopo ricerche approfondite, gli esperti hanno ricostruito la storia di Catalina scoprendo che il bambino a cui apparteneva quel sonario era ancora in vita. Si chiama Martín de la Torre Muñoz, ha 83 anni, e vive a Cevico de la Torre, un paesino di 400 abitanti in Castiglia-León. Allevato da una zia, da ragazzino pastore e poi contadino, una moglie e una figlia di 56 anni, di sua madre dice di non conservare alcun ricordo. «Non ricordo che faccia avesse», ha detto, «e non era mai stata fotografata». Ora sua figlia, la nipote che Catalina non ha mai conosciuto, sta cercando di recuperare il giocattolo, perché suo padre possa tenerlo ancora una volta in mano e poi riporlo tra i ricordi di famiglia.