È battaglia alle porte di Tripoli: l’avanzata dell’Esercito nazionale libico, di Khalifa Haftar, ha subito una battuta d’arresto a una trentina di chilometri dalla capitale ma si combatte intensamente. Ci sono scontri e si sono avvertite esplosioni nella zona dell’aeroporto Mitiga di Tripoli. Le milizie che fanno capo al Governo di accordo nazionale, guidato da Fayez al Serraj, hanno catturato oltre 130 combattenti pro-Haftar. Un successo, inatteso, dovuto anche all’intervento massiccio delle milizie di Zintan e Misurata.
Il fronte diplomatico tuttavia non si arrende all’idea di una nuova guerra in Libia. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è recato a Bengasi dove ha incontrato il 75enne uomo forte della Cirenaica per ricordargli ancora una volta che “non può esserci una soluzione militare al conflitto in Libia”. È ripartito lanciando un appello a “evitare uno scontro sanguinoso in e attorno Tripoli”; ha poi lasciato il Paese e non ha nascosto di essere “molto preoccupato”.
“Non ci fermeremo fino alla conquista di Tripoli”
Il portavoce dell’Esercito della Cirenaica qualche ora prima aveva annunciato la ripresa dell’avanzata. “Non ci fermeremo fino a quando non avremo conquistato Tripoli”, ha rivendicato Ahmed al-Mismari. In risposta, il governo di al Serraj ha messo in campo tutte le forze per contrastare l’invasione. Secondo quanto scrivono alcuni media libici però già emergono i primi ammutinamenti tre le file di chi dovrebbe difendere la capitale. Almeno due piloti hanno rifiutato di obbedire all’ordine del ministro dell’Interno, Fathi Bashaga, di bombardare i blindati incolonnati verso Tripoli.
Nel frattempo la comunità internazionale, dall’Ue all’Onu, si mobilita nel tentativo di evitare l’ennesimo bagno di sangue nel Paese che non vede una pace duratura dalla caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011. Il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero, impegnato oggi e domani in Francia alla riunione dei ministri degli Esteri del G7, ha chiesto “una posizione comune” per evitare un’escalation e favorire “un’evoluzione pacifica e costruttiva in armonia con gli sforzi dell’Onu”. Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, vede “rischio di una nuova crisi migratoria”.
Su richiesta della Gran Bretagna, si è riunito in serata il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Una decisione non piaciuta al braccio destro di Haftar, al-Mismari, che ha accusato Londra di “sostenere i terroristi”. La Russia ha chiesto di evitare “un nuovo bagno di sangue”: “Da noi nessun sostegno all’offensiva di Haftar”, ha assicurato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Ciò che è certo finora è che il processo politico per l’unificazione del Paese e per andare ad elezioni è stato accantonato. La conferenza popolare in programma per il 14-16 aprile a Ghadames, nel sud-ovest del Paese, probabilmente è già saltata.
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